«Tradotta da Silvia Manfredo per Edizioni E/O, la scrittrice austriaca Alex Beer riesce con notevole efficacia a mantenere viva l’attenzione grazie a una scrittura essenziale, funzionale, a tratti aspra, decisamente appropriata all’ambientazione austera e severa che non abbandona mai la storia. Si respira a pieni polmoni il clima di frustrazione che caratterizza gli anni Venti del Novecento europeo e quel sentimento di delusione e rabbia di cui è intriso. Nonostante fosse originariamente composto da diverse etnie al cui interno si agitavano impulsi indipendentisti, l’Impero austro-angarico aveva conosciuto un periodo di forte prosperità al punto che Vienna, con oltre due milioni di abitanti, era la terza città più grande d’Europa. Dopo i trattati di pace stipulati a Saint-Germain-en-Laye il 10 Settembre 1919, i fasti diventano solo un ricordo, una lacerante reminescenza nelle cui viscere ribolle fervore e fremono ideologie mai dome, le quali daranno vita alla spinta nazionalistica che getterà le basi per l’idiosincrasia nei confronti della “piaga giudea” e, di lì ad alcuni anni, precisamente il 13 marzo 1938, determinerà l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista».