Le prime lotte operaie, gli scioperi dei primi del '900, il lavoro minorile sono lo sfondo su cui si dipana la storia di Nora, protagonista dell'ultimo romanzo "La piccinina" edito da e/o di Silvia Montemurro. Erano chiamate "piscinine" le bimbe che lavoravano a bottega nelle sartorie, sfruttate e sottopagate. Un romanzo che parte dalla visione di un quadro e che poi trova le sue corde tra la storia di una delicata e fragile protagonista sullo sfondo dei primi tumulti delle rivendicazioni operaie.
Silvia, da dove è partito l'input per scrivere questo romanzo narrato in prima persona, la storia è vera o frutto di fantasia?
La storia è reale. L'idea però nasce dal quadro di Emilio Longoni, un pittore italiano vissuto tra l'Otto e il Novecento e che ora è riportato sulla copertina del libro: ritrae una "piscinina", come venivano a Milano chiamate le bambine impiegate nelle botteghe delle sarte. Quel quadro era nella mia camera da piccola, ma non ne conoscevo l'origine, anzi credevo che la bambina ritratta fosse mia madre. Quando ho lasciato la casa dei miei, l'ho portato con me semplicemente perché mi piaceva. Poi per caso ho trovato lo stesso volto riportato su un cameo: era una serie di gioielli in edizione limitata ispirati ai pittori del Novecento. Incuriosita dal titolo, "La piscinina", mi sono informata su quel periodo e ho scoperto che nel 1902 un gruppo di bambine, adolescenti, apprendiste modiste avevano organizzato un vero sciopero per protestare contro le loro condizioni di lavoro. (...)