All’evidenza il suo mistero va approfondito. L’ha fatto, a settant’anni dalla nascita, il nipote Stefano Veneruso, con un film – Da domani mi alzo tardi – tratto dal romanzo di Anna Pavignano, storica compagna di vita e di lavoro di Troisi.
L’opera immagina un finale diverso della vita del compianto amore, una seconda chance, un modo per accendere e spegnere a suo piacimento l’interruttore. Il regista è riuscito a interpretare le note femminili del racconto, che fa emergere un protagonista maschile ricco di fanciullesche sfumature, di delicate fragilità e di egoismi a cui un cuore rifiutato, come quello della protagonista, fa spesso riferimento.
Una storia che attraverso i tanti dettagli e gli infiniti pezzi recupera un puzzle d’insieme offrendo il finale che ogni donna amerebbe vedere o quantomeno si aspetterebbe. La conclusione è un pezzo di napoletanità compiuta, in cui i numeri sono un elemento importante (in particolare il 3), con i rumori, i colori e il meraviglioso caos di Napoli, uno spettacolo in tutta la sua poesia e musicalità.