Nel 1982 Christa Wolf tiene le sue lezioni di poetica davanti agli studenti dell’Università di Francoforte. La più celebre penna della DDR davanti ad una platea, nonostante il Muro, di fratelli dell’Ovest riannoda, riprendendo un prassi che fu di Ingeborg Bachmann, gli impulsi e le urgenze che sono all’origine del libro Cassandra, pubblicato di lì a breve, e la validità del mito come chiave di lettura di un presente che rischia di non diventare futuro.
Sono pagine, dall’andamento di un diario, di come nasce un racconto nel mondo interiore dello scrittore, mentre quello di fuori è obnubilato dalla corsa agli armamenti nucleari e ad annullarsi. Sono anche l’occasione per Wolf di interrogarsi, complice un suo viaggio in Grecia, su chi è stata davvero Cassandra, aldilà di come e da chi (uomini) ci è stata trasmessa, scovando le orme nella sua terra ricca di contrasti. Ne le ‘Premesse’, ora in una nuova edizione, Wolf ci porta nella Grecia degli anni ‘80 che con i suoi gas fa cadere dalle korai dell’Acropoli lacrime corrosive e con il suo progresso distrugge a colpi di ruspa le rovine della sua antica storia.
Intanto il suo sguardo dicotomico si spinge oltre: prima a quella civiltà matriarcale minoica, faro di prosperità e pace nel Mediterraneo, con donne decisive, guide; poi a quella achea, che sostituisce la prima, con la contrapposizione in blocchi, tra l’occidentale Agamennone e l’orientale Priamo, e la progressiva patriarcalizzazione della società con la riduzione delle donne ad oggetto di cui Cassandra è simbolo.
È la veggente non creduta a trovare Wolf e a entrare nel suo laboratorio di scrittura e, stando a quanto succede fuori dalle aule, nel mondo che trattiene il respiro dalla minaccia atomica, a farsi portatrice di nuovo lessico. Mette infatti in guardia gli uomini dai propri errori, chiede il cessate il fuoco. Una Cassandra ‘minoica’ che deve ancora qualcosa a sé stessa, ossia il diritto alla testimonianza di chi si è rifiutato, come Wolf, a obbedire alle tante regole del palazzo.