L'importanza di raccontare la propria storia. Chimamanda Ngozi Adichie ha detto in uno speech, poi diventato un libro, che raccontare un'unica storia crea degli stereotipi. E il problema degli stereotipi non è tanto che sono falsi, ma che sono incompleti. Sull'Africa e la storia dei suoi Paesi sappiamo poco e quando arriva un romanzo come quello di Wayétu Moore, I draghi, il gigante, le donne (edizioni e/o, traduzione di Tiziana Lo Porto), che in forma di favola parla della Liberia, si spalanca un mondo. Il libro, che ha vinto la prima edizione del "Premio Inge Feltrinelli. Raccontare il mondo, difendere i diritti" nella sezione "Diritti in costruzione", colpisce per l'intreccio tra il realismo della guerra e lo sguardo ingenuo della scrittrice che da bambina ha visto e vissuto il conflitto civile. «Il mio memoir è la storia della migrazione della mia famiglia negli Stati Uniti. Volevo mostrare ai lettori quanto, a prescindere da questioni di razza o dal Paese di origine, le nostre esperienze siano interconnesse, come tutti siamo alla ricerca di un senso di appartenenza e desideriamo comprendere la nostra identità». (...)