Sacha Naspini è uno scrittore vero, che non cavalca le mode, ma segue il suo istinto da narratore di razza, conteso tra Maremma e modernità, tra storie del passato che gridano vendetta e dolori contemporanei, angosce quotidiane e rimpianti antichi. (...)
Villa del seminario non è come Nives che si legge tutto d’un fiato, questo è un romanzo che ha bisogno d’essere metabolizzato, direi quasi centellinato, perché ogni capitolo è una ferita aperta difficile da rimarginare. Stupendo il finale, quando nessuno vuol parlare del passato e altri tentano di riabilitare monsignor Galeazzi come uno che voleva proteggere gli ebrei, mentre chi è stato vittima degli orrori perseguita i responsabili di tanta efferatezza con uno sguardo accusatore che non ammette repliche. Un romanzo storico da leggere e meditare con attenzione per capire una parte del nostro passato che non abbiamo ancora accettato fino in fondo.