Il rifugio della Charpoua è annidato in una depressione della montagna sulla riva nord della Mer de Glace. Sembra posato sul palmo di una gigantesca mano le cui dita siano le anticime dell'Aiguille Verte. Quelle vette sono così vicine e lo sovrastano così dall'alto da dare l'impressione che il rifugio sia addossato a un muro. Di fronte, la colata luminosa della Mer de Glace disegna un gigantesco rettile bianco striato di spire grigie che scende dal Colle del Gigante, passa dietro le Aiguilles di Chamonix e finisce per morire di sete in un deserto pietroso sotto la stazione del trenino di Montenvers. Stando sulla porta del rifugio, a destra lo sguardo spazia verso la valle di Chamonix: è la prima tappa di una Geenna di fumo e polvere che conduce alle pianure ardenti e alle città lontane. A sinistra l'occhio risale la processione sacra dei ghiacci verso le Grandes Jorasses, paludate nel loro sudario e tenute da pilastri sottili come archi rampanti di cattedrale. Seguendo quelle cime a lungo inviolate si trovano in successione, dietro il merletto delle Périades, il Mont Mallet, il Dente del Gigante e il Grand Flambeau. In quella direzione è tutto roccia e ghiaccio, come se la creazione si fosse appena conclusa, il fuoco lavico appena spento e uno strato di ghiaccio depositato in fretta sulle forme brutalmente scolpite della montagna.