«Ci hanno fatto passare per un popolo di fannulloni e corrotti. È ora di raccontare la vera Grecia». Nata a Casablanca nel 1965, Sophia Mavroudis è cresciuta in Grecia e in questa sua prima intervista italiana, non si tira mai indietro. Stavros (edizioni e/o, tr. Giovanni Zucca) è il primo volume di una serie poliziesca di grande successo che ruota intorno a un commissario burbero che ama cibo, sigarette e donne, e cita a memoria filosofi e poeti ellenici. Al centro dell'intreccio c'è un doppio omicidio in una zona di scavi archeologici: «Tutti sanno che i marmi del Partenone esposti al British Museum sono rubati. Dobbiamo farci ascoltare in Europa». Fra fiction e denuncia, Sophia Mavroudis firma un noir attuale, pieno di adrenalina con personaggi chiassosi, puntando il dito contro la crisi e chi ha svenduto il Paese per un pugno di euro. E riguardo ai paralleli con i colleghi, rilancia: «Sono un'ammiratrice di Camilleri e Markaris ma si deve "uccidere il padre" per trovare la propria voce». Rude, colto, macho ma con una punta di fragilità. Come è nato Stavros? «I greci sono stati dipinti come i cattivi dell'Unione Europea, ladri, pigri, scansafatiche. Era il momento di raccontare la vera Grecia».