Una narrazione che procede per salti temporali, “Mare mosso” di Francesco Musolino (E/O), flashback come istantanee di un passato gravido di misteri e malinconia che torna prepotente, di continuo, nel presente di Achille Vitale, ingegnere al servizio della Siresa Mare SpA. Sono gli anni Ottanta e si viaggia a bordo di una R4, non ci sono i telefonini, e le onde radio sono le uniche padrone dell’etere; è la notte di Natale, quando Davide di Radio Cagliari intercetta l’SOS di un cargo battente bandiera turca. E la calma piatta dell’attesa, che accompagna per parecchie pagine il lettore come una quiete prima della tempesta, si trasforma in un attimo in azione: dalla chiamata alla localizzazione dello scafo, da un mare piatto a un maestrale che lo ingrossa rapidamente fino a divenire tempesta, dal sollievo per l’arrivo del rimorchiatore all’irreparabile che accade dopo. Un crescendo veloce e concitato, onde, squarci, abbordaggi, ghiaccio che si scioglie e casse che rivelano agghiaccianti segreti. Dove ogni cosa assume i contorni del dramma, dove la disperazione diventa terrore di non far mai più ritorno a casa; dove il ritorno a casa svelerà nuove sorprese, gravide di un sequel che ci auguriamo Francesco Musolino vorrà regalare presto ai suoi lettori. (...)