STAVROS Nikopolidis (il titolo del libro è solo Stavros , Edizioni e/o) è un commissario di mezz'età, dal fisico massiccio e dallo spirito ribelle, con una certa propensione all'insubordinazione. Tratto caratteriale che non lo rende popolare nella languida e corrotta Atene, soprattutto tra i suoi superiori e i pezzi grossi della città. Stavros dilapida le sue sere bevendo ouzo e giocando a tavli nelle taverne: è il modo che ha per sfuggire al ricordo della moglie Elena, sparita dieci anni prima in concomitanza con l'omicidio di un archeologo e il furto di un prezioso reperto. Finché un nuovo omicidio, anch'esso legato alla sottrazione di un fregio del Partenone, risveglia Stavros dal suo torpore alcolico: la firma lasciata dall'assassino, una moneta con la civetta di Atena, è la stessa del delitto che ha segnato la sua vita. Inizia così - per il carnale, mediterraneo e "umano, troppo umano" personaggio ideato da Sophia Mavroudis - un'indagine che attraverserà intrighi internazionali con le mafie dell'Est e losche trame dei poteri locali. La prima avventura di Stavros è un romanzo che si può leggere perfino in un'unica seduta, per il ritmo veloce e il dialogo che trascina l'azione. Questo può andare, in certe pagine, a discapito della profondità dei personaggi secondari, che in ogni caso, nella narrativa di genere, difficilmente saltano fuori agli occhi del lettore come esseri multidimensionali. Al netto di qualche perdonabile cliché, ciò che più funziona in Stavros è la caratterizzazione umana del protagonista e la capacità della trama di essere lineare e al tempo stesso capace di deviare in modo gradevole le attese di chi legge.