L'autrice racconta la guerra civile in Liberia del 1989 attraverso gli occhi della piccola Tutu (diminutivo di Wayétu), 5 anni, che la nonna e il padre (il "gigante" del titolo) coinvolgono in una rocambolesca fuga verso la salvezza, tentando di preservarla dagli orrori del conflitto. Il fascino della scrittura sta nell'intreccio tra il crudo realismo e lo sguardo ingenuo della bambina protagonista che racconta i drammatici eventi. Così Wayétu raccoglie i tasselli dei ricordi e compone il mosaico di una storia di migrazione, sempre attuale e universale, disgregando false convinzioni e mostrando gli aspetti più intimi e complessi che lo sradicamento e la riconciliazione con le proprie origini comportano. La famiglia Moore fugge in America pagando caro il prezzo del distacco, dell'adattamento e della difesa della propria identità, e per Tutu è difficile tracciare i contorni di nuove radici in quel luogo troppo lontano. Così, l'integrazione in Texas si rivela un'esperienza più traumatica della guerra e la resistenza ai pregiudizi pervasivi e violenti è un'azione quotidiana.