«Con Ruth, con gli editori di e/o e con altri amici (anche con me, per un giorno) si è trascorso un tempo fuori dal tempo in conversazione sul tema: sono dunque gli oggetti a custodire la nostra storia? Una casa, un tavolo, una paio di forbici e una paperella di gomma trattengono memorie che sono qui a raccontare, se solo sapessimo ascoltarle? È possibile. Benny sente le cose e anche Ruth, quando medita prima di iniziare a scrivere, sente le voci: della stanza, della città, di chi vuole entrare nel libro. Per sentire bisogna cominciare dal silenziare i social, abbiamo convenuto».