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Tu non sei come le altre madri

Autore: Serenella Corvo
Testata: Mangialibri
Data: 12 settembre 2011

“Tu non sei come la altre madri, non hai mani vecchie, non hai i capelli bianchi. E non mi avvolgi con pesanti emozioni”. Tu non sei come le altre, perché altrimenti non sarebbe successo quel che è successo, perché tu sei ebrea. Nell’estate del 1893, comincia a Berlino l’avventura di Else Kirschner, nata in un ameno e benestante contesto familiare, in una confortante e protettiva comunità ebrea tedesca, in cui forti sono i legami di sangue, imprescindibili i vincoli religiosi. Ma la dolce e amabile Else è una voce fuori dal coro, incapace di accondiscendere ai doveri, ai misteri e ai pesanti limiti imposti dalla tradizione cui appartiene e per la quale, non può e non deve essere altro che moglie e madre. Lei è fatta di una pasta che lievita a vista, ha dentro un fermento che non può rimanere contenuto in un piccolo mondo borghese di banali sicurezze materiali: occhi scuri e scintillanti e lineamenti delicati, riccioluta e sempre abbronzata, zigomi alti e corpo morbido, Else è una bambina e poi una donna curiosa, avida di sapere, colta e in grado di affascinare con la sua esplosiva vitalità chiunque incontri. Nonostante gli sforzi dei due amorevoli genitori di garantirle una formazione ebraica e un futuro da bene accasata mogliettina alto-borghese, Else mostra un insopprimibile impulso a sfuggire dal rigore delle pratiche religiose del suo ambiente, per abbracciare il “mondo vasto, libero e magnifico”. Si innamora perdutamente di un giovane artista, colto e brillante quanto squattrinato, un aspirante scrittore irrequieto e affascinante e quel che è peggio, un cristiano. Quell’uomo è Fritz Schwiefert, in futuro, più conosciuto al pubblico come autore della commedia “Margherita fra i tre”. Per tre anni, la giovane Kirschner riesce a nascondere la sua relazione proibita con Fritz sia ai genitori, sia al fidanzato ufficiale, Alfred, uomo ricco e stabile come un quadrilatero, quel che si direbbe un buon partito, ma per Else la prospettiva di una noiosa, benché agiata esistenza. Uno spettro sicuramente più spaventoso per Else persino dei motivati timori legati al particolare periodo storico, l’epoca del primo conflitto mondiale. In una fredda mattina di febbraio del 1916, Else fugge con Fritz e sceglie di diventare sua moglie. Papà e mamma Kirschner reagiscono all’infedeltà della figlia ripudiandola in modo deciso. Ma per Else l’amore è come un vento che trascina, foriero di gioie e carico di aspettative, perciò non va mai ostacolato, semmai assecondato, anzi sublimato attraverso la generazione dei figli. E non importa se seguendo quel vento qualcuno si farà  male e resterà indietro. Per Else, donna impetuosa, spregiudicata e dalla incontenibile vitalità, Fritz è solo il primo amore, il gate di accesso a quel mondo” vasto, libero e magnifico” che da sempre insegue. Sullo sfondo, Berlino, città in fermento, gravida di spinte creative, come la Bauhaus, dalle stelle degli allegri anni venti e della Repubblica di Weimar - e con essi, le trasgressioni, il circo di feste, amici, teatri e concerti - alle stalle del nazismo, con i suoi orrori, le leggi razziali, la povertà e la devastazione senza fine…
Angelika Schrobsdorff  disvela tra le pagine del libro la storia vera e audace di sua madre, Else Kirschner, e della sua complicata famiglia allargata. L’autrice, nata a Friburgo nel 1927 e fuggita in Bulgaria con la madre e la sorella, nel 1939, mette insieme i tratti di un’esistenza percorsa zigzagando nel mondo dopo la fuga dalla Germania nazista: i ricordi, le foto, le lettere, i racconti degli amici, come i pezzi di un articolato puzzle, restituiscono al lettore il romanzo di una vita vissuta fino in fondo, non sfuggendo mai alle occasioni, inseguendo le passioni, concedendosi ai piaceri e ai nuovi amori. Else è una donna mitica, eppure, tanto reale da riuscire a rendere giustificabili le sue discutibili scelte di vita, i suoi drammatici errori con gli amanti e con i figli, le sue incoerenze che, nel finale, trovano una sorprendente opportunità di riscatto, colta al volo dalla protagonista. L’esistenza di Else Kirschner abbraccia tutta la prima metà del secolo novecento ed il racconto della sua storia fornisce uno spaccato nitido della Germania di inizio millennio, vista attraverso le lenti delle famiglie alto borghesi e dell’aristocrazia prussiana: il primo conflitto mondiale, i ruggenti anni venti, l’avanguardia letteraria e artistica riunita in una Berlino che, raggiunto il suo apice, stava per precipitare nel baratro e nelle ceneri, da cui risorgerà dopo la seconda guerra mondiale. La Schrobsdorff con magistrale abilità rievoca quelle pagine di storia, concede al lettore gli strumenti per assaporare e detestare i sentimenti contrastanti del primo cinquantennio del secolo scorso, dalla piena euforia al più nero sconforto. Ripercorrendo gli anni che segnarono l’ascesa al potere di Hitler e poi, il mesto e scontato finale, Angelika Schrobsdorff restituisce intatto il sentimento di indifferenza che caratterizzò l’opinione pubblica dinanzi all’avanzare di un preoccupante antisemitismo, l’indecisione e l’incredulità degli stessi ebrei, fiduciosi nel ristabilimento di uno stato di diritto che non avvenne. Il risultato del meticoloso lavoro di ricerca dei pezzi e del sapiente incollaggio operato dall’autrice è un appassionante racconto della storia di popoli attraverso le storie di singoli che, come l’ordito, si intrecciano sulla trama della vita di Else. La narrazione è fluida e piacevole; il racconto in terza persona del narratore di tanto in tanto lascia spazio alla voce della stessa Angelika, mentre il capitolo finale, proposto quasi interamente in forma epistolare, riesce a tenere desto il lettore, nonostante le oltre cinquecento pagine, e a condurlo rapidamente in prossimità del finale, lasciandogli in cuore tutta la malinconia di un definitivo addio e di un bellissimo viaggio ormai concluso.