Essere o non essere, questo è il problema": sono queste le parole rese immortali da William Shakespeare in una delle sue opere più famose, Amleto. La storia del triste e sfortunato principe di Danimarca chiamato a vendicare la morte del padre, distruggendo così anche il proprio futuro, è stato spesso materia di rivisitazioni e rimaneggiamenti. Amleto è un protagonista su cui sono stati installati numerosi livelli di lettura: dalle difficoltà del potere, ai rapporti edipici, passando su una riflessione sulla necessità o inutilità della vendetta. Ora la tragedia shakespeariana diventa materiale anche per lo scrittore Matt Haig che in Il club dei padri estinti si confronta con la tragedia, trasportandola però nella sezione young adult, quella cioè dei giovani lettori.
La storia, infatti, è quella di Philip Noble, un ragazzino di undici anni che sta passando un momento terribile: le sue giornate sono infatti divorate dal lutto per la perdita del padre, ex proprietario di un pub morto a seguito di un incidente. Senza una vera e propria figura paterna a cui guardare per cercare di formare se stesso, Philip assiste impotente anche alla resa di sua madre, pronta a cedere alle avances del cognato, lo zio Alan. L'ultima cosa che Philip poteva immaginare era incontrare il fantasma del padre proprio al pub e scoprire che lo zio carezzevole e untuoso è l'unico responsabile della sua morte. Philip vede così andare in pezzi ciò che rimaneva della sua infanzia, mentre tra le aule scolastiche e gli angoli nascosti della propria casa, cerca armi adatte per firmare la sua vendetta e cancellare il sorriso soddisfatto dal volto dello zio Alan. (...)