21 giugno 2010. Saint-Jean-de-Luz, costa basca, Pirenei Atlantici. La 40enne Maddi Libéri è un medico generico, una donna razionale, ferocemente indipendente, visceralmente libera, bionda benestante, per scelta una madre single. Vive con il biondo figlio, proprio quel giorno Esteban compirà dieci anni. Prima che lei cominci a visitare i pazienti e che lui vada a scuola, ancora una volta corrono in spiaggia a farsi un bagno. Quella mattina il mare sembra troppo mosso, come nelle altre occasioni intanto che lei si riavvia a preparare la colazione, lui riceve un euro per prendere la baguette. Ma Esteban non arriva a casa, già dopo mezz’ora Maddi inizia a cercarlo, per strada, fra le onde, in mezzo a chi sta sulla sabbia, al forno, poi da polizia, pompieri, soccorso marittimo, almeno venti persone scrutano tracce. Non se ne saprà più nulla. Un mese dopo le ricerche ufficiali vengono abbandonate, Maddi decide di andare lontano, apre uno studio a Étretat in Normandia, si rifà una vita. Dieci anni dopo né la moneta né Esteban sono stati più ritrovati, nonostante lei non abbia mai perso la speranza, convinta che sia stato rapito. Il 21 giugno 2020 Maddi torna in vacanza (quasi in pellegrinaggio) sulla stessa spiaggia, con Gabriel, ammalianti occhi scuri, capelli bruni, l’unico ad aver accettato tutto il suo dolore, i cambi d’amore, le lacrime, le paure, l’isolamento. Appare un bambino che sembra proprio identico a Esteban, stesso costume, stessa postura, sempre circa dieci anni, si chiama Tom. Che sta accadendo? Coincidenza? Sosia? Reincarnazione? Trappola? Casting? Allucinazione? La 50enne Maddi decide di trasferirsi a Murol in Alvernia, paesino natio di Tom. Chissà perché, si è subito convinta che lui sia in pericolo e forse non ha torto. Comunque ci sono un mistero e nuovi turbinanti guai e omicidi da affrontare.
Il magnifico scrittore Michel Bussi (Louviers, 1965), professore universitario di Rouen (Normandia) e direttore di ricerca al Cnrs francese, ha pubblicato dal 2006 quindici divertenti corpose avventure, tutte senza protagonisti seriali, ambientate in originali ecosistemi biodiversi, non solo della sua regione, appartenenti al genere policier o noir (oltre recentemente a una trilogia per ragazzi di ogni età). Le trame sono rocambolesche, scientificamente e modernamente elaborate. La narrazione alterna la prima della protagonista alla terza varia sui personaggi, qui con meno efficacia del solito. L’autore ha spiegato che gli piace “portare il lettore sull’orlo del precipizio, mollarlo e riacchiapparlo all’ultimo momento”. Questa volta gli riesce meno bene, c’è poco di indimenticabile. Le quattro parti seguono l’unalome, il ciclo delle reincarnazioni delle anime: infantile, bambina, giovane, matura. Anche la relativa fontana avrà un ruolo, tanto più che nella vita reale s’incontrano e scontrano anime infantili e anime mature, e gli opposti possono anche intendersi alla grande. Tre prove irrefutabili dimostrano una reincarnazione: le voglie sul corpo, la xenoglossia, le fobie: scopriamo qualcosa sull’apifobia in particolare. Segnalo la diffusa presenza mondiale di Baby Hatches a pag. 194-95, in ogni regione le si chiama come si vuole (almeno dieci nomi diversi anche in Italia, cento significati, mille aneddoti). Si conferma che i vini vulcanici sono ottimi per svariati abbinamenti (per poi abbandonarsi ai liquori montani). Hegoak è l’inno basco, Esteban e Tom hanno in comune anche la predisposizione per la lira-chitarra.