Con Viaggio nella terra dei morti l’autrice Kashimada Maki ha vinto nel 2012 il premio Akutagawa, uno fra i più prestigiosi concorsi letterari giapponesi, dedicato ai racconti brevi. Pubblicato in Italia da Edizioni E/O dieci anni più tardi, il libro è composto da due storie: la prima, che presta il titolo all’intero volume, e la seconda, intitolata Novantanove Baci.
Sorprendentemente, i personaggi di Viaggio nella terra dei morti non si muovono nelle brume di un cimitero, ma fra i vapori profumati di una stazione termale. Una donna, Natsuko, torna a passare un fine settimana in un hotel di lusso in cui aveva soggiornato da bambina, immersa in un benessere economico che nella sua vita adulta le è negato. Il fatto che ci torni spingendo la carrozzina del marito invalido è in fin dei conti solo un dettaglio a margine, perché quello che affligge Natsuko è una malinconia acuta, prima di tutto per la persona che non è mai diventata. Nel costante paragone con il passato, trova le stanze meno sontuose, il cibo meno saporito, i pavimenti troppo scricchiolanti.
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