«Wayétu Moore è una giovane autrice (classe 1985) originaria della Liberia. A cinque anni, insieme al padre e alle due sorelle, trova riparo negli Stati Uniti grazie al visto della madre, vincitrice di una prestigiosa borsa di studio presso la Columbia University di New York. Moore è già autrice del romanzo She Would Be King e nel 2011 ha fondato la casa editrice e organizzazione no profit One Moore Book, specializzata nel pubblicare e distribuire libri per bambini che vivono in Paesi poco rappresentati nella letteratura. I Draghi il gigante le donne è il suo secondo libro e, nel suo insieme, è in parte un’autobiografia, in parte un memoir che dà modo all’autrice di focalizzarsi – spaziando nell’arco di tre decenni – su alcuni episodi e questioni chiave della sua esistenza. Il testo è diviso in tre parti ed è proprio dalla prima che il libro mutua il titolo.
L’autrice ci racconta di quando a cinque anni, insieme alle due sorelle, al padre e alla nonna, è stata costretta ad abbandonare la propria casa – e con essa tutto il suo mondo – a causa dello scoppio della prima guerra civile liberiana. La fuga è costellata di episodi crudi, incontri spiacevoli e potenzialmente letali, ma la famiglia gode di una protezione che agli occhi della bambina appare quasi magica. La famiglia può infatti contare sul gigante buono – il papà – che si fa carico della situazione riuscendo sempre, in qualche modo, a salvaguardare le sorti dei suoi cari. L’immaginazione della bambina, e il desiderio degli adulti di renderle il pericolo comprensibile, ma non annichilente, fanno sì che la diaspora venga rielaborata attraverso gli strumenti e i personaggi della favola e del racconto popolare. I cattivi sono draghi, i morti che incontrano sul loro cammino sono persone che dormono, così come spesso nelle favole leggiamo di boschi incantati che inducono a un sonno incantato i viaggiatori che li attraversano.
Quella di Moore e della sua famiglia è una storia a lieto fine, nonostante siano provati e prostrati dalla situazione che li obbliga a lasciare un Paese amato, ma sfigurato dalla guerra civile. Ce l’hanno fatta: sono vivi, sono insieme e hanno l’opportunità di costruire una nuova vita negli Stati Uniti, dove però inizia per l’autrice una realtà inaspettata, spesso in modo mortificante, che non può più essere mediata attraverso gli strumenti forniti dalle favole».