«A metà del percorso il plot, colmo di figure femminili (bellicose Penelopi il cui nome inizia quasi sempre con la P), vira verso il giallo a causa dell'irrompere dell'ispettore Hazizamanis, uno sbirro stropicciato dalle frustrazioni provocate dai silenzi misteriosi di quell'isola insulsa. Avvenimenti politici violenti, comuni e reiterati in Grecia, che è una «terra fatta di mille sospiri» come suggerisce qualcuno, emergono dal tessuto narrativo o fungono da sfondi. Quando negli anni '70 Pighì e Stelios si scambiano attenzioni ardenti negli anfratti naturali di Kukutsi, l'eccitazione monta anche per la caduta della giunta militare e l'invasione turca di Cipro. La prosa di Ioanna Karistiani, ironica e lieve, evita i decorativismi come il paesaggio brullo delle isole greche. Ma la coscienza dolorosa di una realtà che vuole distogliere lo sguardo dai corpi fluttuanti in mare delle vittime di migrazioni s'infiltra ovunque, come un veleno implicito che pervade le anse della vicenda. Tra "mille sospiri" e sfumature, l'autrice sembra intenzionata a dirci che tutto è da ricomporre, dalla dignità di quei miseri dispersi anonimi fino alla tragica difficoltà del rapporto fra passato e presente. La condanna della sorte individuale di Pighì è il simbolo di un nesso che andrebbe esplorato e rifondato sul piano collettivo».
