Il libro di Sandro Ferri, L’editore presuntuoso, pubblicato da e/o è diverse cose insieme: un memoir delle proprie esperienze lavorative, dall’apertura di una libreria nei pressi di piazza Navona al successo della casa editrice e/o; un manuale di istruzioni per l’aspirante editore; un saggio polemico contro lo strapotere delle banche, degli immobiliaristi e di Amazon (oltre che degli adetti al marketing). Ferri parte dal delineare la figura dell’editore-soggetto, quello che ha in testa una sua idea di letteratura e la propone al pubblico; quanto di più distante dalla pura intermediazione tra scrittori e lettori. Gli editori soggetti sono stati oggetto di una mattanza che li ha decimati; si continuano a pubblicare molti, troppi libri, ma molte valide case editrici non esistono più. Tre sono stati gli editori faro per Ferri: Adelphi; Feltrinelli e Einaudi; gli ultimi due in particolare per la capacità di pubblicare libri importanti rivolti a tutti i lettori e non solo a un’élite. La storia della casa editrice di Sandro Ferri e Sandra Ozzola parte dai romanzi della Germania est (su tutti Cassandra di Christa Wolf, passa per americani come Pynchon, arriva al bestseller di Alice Sebold, Amabili resti, prosegue con l’altro bestseller, di Muriel Barbery, L’eleganza del riccio, e culmina con la narrativa di Elena Ferrante che, seguita con constanza dagli esordi, ha consentito con la sua Amica geniale l’espansione del marchio negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, sancendone la sua definitiva consacrazione.