«Wayétu ha cinque anni, scambia il suono degli spari con quello dei tamburi, pensa che i cadaveri accatastati lungo la strada siano persone addormentate, vede suo padre come un gigante buono capace di proteggerla dai draghi. La storia che racconta la scrittrice liberiana Wayétu Moore in I draghi, il gigante, le donne , però, non è solo quella di una bambina in fuga dalla Liberia dopo lo scoppio della guerra, ma anche la storia di una generazione di persone che, nate in Africa e trasferitesi in America, vivono lo sradicamento con grande ambivalenza. Non più africani e non del tutto americani, sono numerosi coloro che fanno di tutto per integrarsi. Ma, rinnegando talvolta le proprie radici, con il passare del tempo finiscono con il non sapere più chi sono veramente. Segnalato l'anno scorso sia dal Times sia dal New York Times come uno dei migliori titoli di non fiction, I draghi, il gigante, le donne - magistralmente tradotto da Tiziana Lo Porto - mescola ricordi e riflessioni, speranze e paure. È al tempo stesso la storia commovente di una bambina che inizia una nuova vita negli Stati Uniti, e la narrazione della nostalgia e della perdita di un intero popolo».