Il secondo libro, o il secondo film, album, mostra. La seconda prova per un artista è una nemesi, si deve mantenere lo standard dell'esordio e alzare la cosiddetta "asticella" per non essere marchiati come un fuoco di paglia. Massimiliano Governi - scrittore acuto e vivace ed editor esigente - gioca con questo topos con finezza: il suo è un racconto semi autobiografico che s'interseca su più livelli, dal reale al metaletterario, con uno stile asciutto, frammentato, a tratti scurrile, specchio compiuto della mente del protagonista. (...) Lo scrittore - che abbiamo apprezzato all'esordio con Il calciatore per Baldini e Castoldi, fino all'ultimo L'editor per Atlantide - padroneggia i "miti" senza retorica, afferra bulimicamente le suggestioni a stelle e strisce e poi le schiuma fuori con un metalinguaggio (letteratura su letteratura) che diverte e disturba allo stesso tempo. È un coacervo di collera e provocazione gratuita, di spaesamento generazionale e di crisi interiore tipica degli anni '90, è un giovane le cui ambizioni vengono sotterrate da cumuli di spazzatura: la finta ribellione di classe, l'incapacità di relazionarsi con gli altri; le scorciatoie intellettuali volte a riempire il buco che divora la pagina vuota sul pc. Senza lamenti o grida di dolore, l'autore ci sbatte in faccia la sua storia, la nostra storia, la storia di un pezzo di gioventù dannata senza essere bella, e strappandoci qualche risata, ci fa male.