(...) Kawakami Mieko non risparmia nulla al lettore. Siamo testimoni delle violenze più futili, contorte e disgustose. L'impotenza ci sbatte porte in faccia, ci schiaccia le dita; saremmo pronti a tuffarci tra la le pagine per salvare Occhi storti e Kojima, dare uno spintone a Nakajima e Momose (i torturatori), chiamare a gran voce gli adulti, affibbiare esemplari punizioni. Eppure la bolla emotiva in cui Kawakami sa infilarci, la stessa che di primo acchito ci spingerebbe a giudicare con severità chi assiste senza agire, ecco, quella bolla scoppierebbe in un istante se solo avessimo l'onestà di tornare ai nostri quattordici anni, di immaginarci in un contesto in cui l'unico obiettivo è non essere presi di mira, sparire di fronte alle cose che sono troppo più grandi. Il mondo è pieno di sbagli: perché dobbiamo essere noi a ripararli? (...)