Linee impreviste attraversano l’esistenza di Fazil e ne tracciano un arazzo dai colori cangianti.
Studente di letteratura cerca nelle parole il senso dell’Assoluto.
Vuole abbeverarsi alla fonte della Conoscenza, imparare la differenza tra realtà e finzione.
Definito romanzo di formazione “Signora vita”, pubblicato da Edizioni e/o e tradotto da Nicola Verderame, è un inno alla sacralità della Cultura, un poema sull’audacia letteraria, sul coraggio di chi cerca sempre la Verità.
È la sperimentazione della passione, la pulsazione del cuore, la scoperta dell’esplosione emotiva.
È Hayat che sa attrarre e insegnare i misteri della sensualità pura.
“Aveva sul viso una luce matura, una luce che non poteva dirsi bellezza ma qualcosa di più attraente della bellezza e che conteneva una noncuranza, un’ironia, una tenerezza che sminuiva e insieme sembrava voler abbracciare l’intero genere umano, una luce che attirava a sè gli altri ma al contempo avvertiva di tenersi a distanza.”
È Sila, compagna di studi, indomita guerriera in un paese che opprime e silenzia.
È Nermin Hamin che con le sue lezioni aiuta a comprendere il senso della libertà.
Sono gli uomini che si aggirano in una città prigione.
Ahmet Altan scrive una storia travolgente che cresce di intensità ad ogni pagina.
Mostra l’essere umano di fronte al bivio, lo invita a scegliere.
Offre alle figure femminili la luminosità dell’intelligenza.
Trafigge con osservazioni che coinvolgono la sfera del privato.
Scrive un testo politico quando racconta con lucidità cosa significa vivere in Turchia.
Ha un linguaggio che unisce il dialogo, il monologo e la critica al sistema.
Riesce a parlare di libri e autori con la scioltezza di chi ha creduto e crede nel potere salvifico del fonema.
Costruisce una trama che non cede alle lusinghe del presente ma scava con ferocia nell’animo dei personaggi.
Sa essere teatrale e poetico, sintetico ed essenziale.
Compone frasi commoventi e ironiche, dissacranti e mistiche.
Mantiene un registro stilistico modulato dagli eventi, crea attesa ma non forza la scena.
È un Maestro al quale vorrei dire abbracciandolo: Grazie di esistere.