Esiste forse una figura più affascinante di quella di Michelangelo? Al suo pari porrei quella di Leonardo da Vinci. La loro rivalità perdurerà nei secoli dei secoli e nessuno la spunterà perché se ci sono due personaggi della storia dell’arte, e non solo, amati per la loro ambiguità e di cui non si conosceranno mai a fondo tutti i segreti sono proprio loro. Appena scoperto che un libro pubblicato da e/o avrebbe parlato di Michelangelo ho desiderato leggerlo, ho un debole per tutto ciò che concerne l’arte ed ero certa che anche in poche pagine ne sarebbe emersa non solo la grandiosità, ma anche i contrasti che da sempre popolano questo mondo.
Leonardo e Michelangelo non sono mai stati amici, si sono detestati nemmeno tanto cordialmente, si sono rubati degli incarichi, hanno tessuto trame per mettere in ombra l’avversario. Ogni colpo basso era consentito, ma una cosa non cambia, entrambi sono passati alla storia come geni controversi e hanno ricoperto molti ruoli durante la loro carriera. Tra i due il più fortunato è stato Michelangelo, Leonardo è sempre stato troppo cervellotico per portare a casa i frutti delle sue tantissime ricerche, spesso i suoi lavori sono rimasti incompiuti perché era alla ricerca di qualcosa di irrealizzabile. Anche in questo caso il progetto di Leonardo viene accantonato ed è proprio il fallimento del rivale che spinge Michelangelo ad accettare l’incarico. Lui vuole riuscire dove l’altro si è arreso e dimostrare che oltre a scultore, pittore e poeta può essere un grande architetto, alla faccia di Leonardo e di ‘quell’imbecille di Bramante buono solo a lusingare la smisurata superbia del porporato’.
L’invito del sultano è cosa vera, il disegno di Leonardo da Vinci per un ponte sul Corno d’oro esiste ed è conservato al Museo della Scienza di Milano, quello che però sappiamo è che Michelangelo rifiutò l’incarico a causa della sua fede. Il libro prende un fatto reale e dà una risposta diversa, questo incontro tra Michelangelo e l’oriente sarebbe potuto avvenire se l’artista non si fosse lasciato influenzare dalla religione. E così l’autore immagina che Michelangelo, ai ferri corti con papa Giulio II a causa di mancati pagamenti, accetti l’incarico e spinto dalla voglia di passare alla storia, accetti di partire per Istanbul e in un mese comprenderne la cultura e progettare un ponte che metta in risalto l’impero.
Michelangelo stringe delle amicizie, si lascia incantare dalla bellezza delle architetture del luogo, apprezza il clima di quella terra, così diverso da quello che ha lasciato a Roma, più aperto al mondo, così cosmopolita che sembra appartenere a un’epoca ben più moderna del Rinascimento. Bella la contrapposizione tra Occidente e Oriente, interessanti le avventure che coinvolgono Michelangelo in terra straniera, avventure che annoverano anche la nascita di una passione e il rischio di non fare ritorno a Roma.
Se siete appassionati di arte, se avete fame di sapere e amate fantasticare su ciò che sarebbe potuto accadere Parlami di battaglie, di re e di elefanti di Mathias Enard è un libro che non potete lasciarvi sfuggire.