Questo albo avrebbe necessità di due recensioni, per chi si sta avvicinando alla letteratura per l’infanzia e una per chi già ci sguazza. Sceglierò una via di mezzo.
Un suggerimento che posso dare al lettore, è di gustare questo libro sotto ogni punto di vista e senso. E’ una lettura che lascia spazio alla teatralità (non per niente Oren Lavie è compositore, musicista e drammaturgo) e io adoro questa caratteristica perchè da la possibilità di mettere un po’ di noi stessi in ciò che leggiamo arricchendo il libro di un nuovo artefice: il lettore può sedersi di fianco all’autore e all’illustratore ed insieme completare il libro.
Non è una lettura breve, ma nonostante ciò fino alla fine si resta incollati alle pagine.
Non è una storia scontata, un orso che nasce da un prurito primordiale, tra una grattatina e l’altra. E un orso nato in questo modo non può che avere una piccola crisi mistica, che si risolverà in una passeggiata in compagnia di personaggi bizzarri ma davvero simpatici.
- Ci siamo forse persi?-
Eh si - confermò la tartaruga, -fa parte dell'andare Avanti.-
- Capisco- disse l'orso.
Non lascia l’amaro in bocca, ma anzi lascia il sapore delle risate e dell’ottimismo. Un orso che suggerisce che sia meglio annusare i fiori anziche contarli, e che i fiori siano più Bellissimi che 38…è davvero un ottimo esempio!
Come suggerisce Ilaria Tontardini in “Ad occhi aperti” le parole scelte dall’autore (e da Silvia che l’ha tradotto) non sono da sottovalutare, troviamo infatti delle parole stupende e inserite in modo perfetto: ottimismo, felice, gentile. E sono tutte caratteristiche che fanno si che un piccolo orso riesca sempre a ritrovare se stesso, grazie a quello che fa, a chi è e grazie a chi ha vicino.
a volte si pensa, nel migliore dei casi, che la storia fondamentale, che le figure siano importantissime, trascurando le parole con cui le storie e le immagini vanno accompagnate
Le illustrazioni non rubano la scena alla storia, anzi la completano e la arricchiscono. Daltronde da Erlbruch ormai ci aspettiamo e riceviamo tanto.
Per i lettori più esperti, lascio anche il link alla recensione scritta da Silvia Manfredo, la traduttrice del libro, uno sguardo davvero interessante: https://lanotadeltraduttore.it/it/articoli/la-nota-del-traduttore/romanzo/l-orso-che-non-c-era