Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Se devo scegliere tra la vita e la morte preferisco rinchiudermi in biblioteca

Autore: Paola Novarese
Testata: La Stampa TuttoLibri
Data: 7 novembre 2020

Nora Seed, protagonista della Biblioteca di mezzanotte di Matt Haig, ha trent'anni e poco più. Vive in un'anonima cittadina inglese da cui ha cercato di fuggire ma dove, inesorabilmente, ha fatto sempre ritorno. Per intelligenza, cultura, tenacia, ingegno, avrebbe avuto tutte le opportunità per realizzare qualcosa di importante, per raggiungere il successo, magari per diventare famosa. Forse per essere anche felice, e sentimentalmente appagata. Ma Nora è una trentenne invecchiata anzitempo, gravata dal peso dei rimpianti di tutta una vita che le impediscono di guardare avanti. Si sente sconfitta, anzi è nata sconfitta, come tutti i suoi parenti. «In entrambi i rami della sua famiglia esisteva la convinzione inespressa che la vita fosse fatta per fotterti». Così una sera, quando niente più sembra avere senso, decide che è il momento di farla finita, tanto nessuno comunque si accorgerebbe della sua scomparsa. Perché lei è una persona trasparente, del tutto inadatta alla vita, come si ripete più volte.

Magicamente però, da quel momento in poi si ritroverà in un «mondo di mezzo», dove è tutto ancora possibile, a cavallo tra la vita e la morte. Incontrerà l'anziana bibliotecaria del liceo, Mrs Elm, custode di una stupefacente Biblioteca di Mezzanotte. «Tra la vita e la morte c'è una biblioteca. E all'interno di questa biblioteca, scaffali e scaffali di libri che si rincorrono all'infinito. Ogni libro offre la possibilità di vivere un'altra delle vite che avresti potato vivere. Di vedere come le case avrebbero potuto essere, se avessi fatto altre scelte... Avresti agito diversamente, se ti fosse stata concessa l'opportunità di gettarti alle spalle i rimpianti?»

Sara forse un po' banale, ma quanti di noi, soprattutto in questa periodo così buio e incerto e pieno d'angoscia hanno fatto i conti con il proprio passato e le proprie scelte, hanno pensato alle cose che avrebbero fatto diversamente, a tutto ciò che avrebbero potuto fare e che ormai era irrimediabilmente perduto. Quanti di noi, metaforicamente, si sono seduti con addosso il peso del Libro del rimpianti, quello che Nora si ritrova a sfogliare più e più volte, alla ricerca della vita perfetta. Perché i volumi contenuti in questa biblioteca hanno il potere di proiettarla in un universo di possibilità, così come avviene nel multiverso della fisica quantistica. In un bellissimo rimando di piani diversi di narrazione tryavita vissuta e immaginata, ricordi ed esistenze mirabolanti, a volte rocambolesche, i sogni giovanili, i desideri e le aspirazioni deluse di Nora Seed prendono corpo e vita, e grazie ai magici poteri della Biblioteca di Mezzanotte lei entrerà e uscirà dalle sue vite possibili, divenendo di volta in volta glaciologa, nuotatrice olimpica, rockstar, produttrice di vino, volontaria in un rifugio per animali, concertista, campionessa di scacchi, mille e infinite altre cose. Ma «trovarsi a proprio agio in una vita non comportava necessariamente rimanere in quella vita. Si decideva di restare per sempre se non si era in grado di immaginarne una migliore e tuttavia, paradossalmente, più vite si sperimentavano, più diventava facile pensare a qualcosa di più bello, come se l'immaginazione si ampliasse un po' di più a mano a mano che si vivevano nuove esistenze».

E qui mi fermo perché per Nora questa ricerca sarà una lunga partita a scacchi con se stessa, il cui esito rimane incerto fino alla fine. E poiché forse anche le domande da porsi, come le mosse da fare, saranno altre.

Ci sono tanti, tantissimi libri in questo romanzo. Nora Seed riesce a vivere le sue infinite vite, perché in qualche modo sono già tutte contenute in quei volumi che la circondano. «I libri erano ovunque, appoggiati su ripiani talmente sottili da parere invisibili. Tutti i libri erano di colore verde. Un verde dalle molteplici sfumature. Alcuni di quei volumi erano di un torbido verde palustre, altri invece di un verde chiaro e vivace che ricordava quello del liquore Chartreuse, alcui di uno spavaldo color verde smeraldo, altri ancora facevano venire in mente il verde lussureggiante dei prati estivi». È la parola scritta che, prima di tutto, certifica la possibilità e la libertà di diventare altro.

Tradurre Matt Haig significa anche cercare di dare conto di questo suo universo magico e immaginifico che procede a briglia sciolta, per accelerazioni e arresti improvvisi, inciampi e rimandi, di quello sguardo un po' fanciullo che sa cogliere l'essenza di un bambino o di un animale o di un fiore nel dettaglio che a molti parrebbe insignificante. Con quella impalpabile leggerezza venata di ironia che ritorna in molti dei suoi libri. Perché tradurre Matt Haig è anche divertente, così come lo è, ancora una volta, questo suo nuovo romanzo. Dopo Prince, il cane saggio e indomito de Il patto dei Labrador, e l'undicenne irriverente protagonista de Il club dei padri estinti,mi è toccata in sorte la voce di una giovane donna sospesa tra la la vita e la morte, intelligente e coltissima, ma estremamente fragile. Che procede incerta nella vita, senza meta. La protagonista però in questo suo attraversare e sperimentare le molteplici esistenze che il Fato, o forse Dio, o la fisica quantistica le hanno concesso, si fa a mano a mano più consapevole e più libera. La sfida linguistica è stata quella di dare conto di questa nuova Nora, di una voce che via via si fa più leggera, quando anche il peso dei rimpianti si fa più lieve. Perché è un po' anche un romanzo di formazione, La Biblioteca di Mezzanotte. Col procedere della narrazione, Nora comincia a prendere consapevolezza di sé, a rendersi conto di essere in grado di fare cose di cui non si credeva capace, tenendosi aperta la possibilità di continuare a sperimentare. Smetterà finalmente di vivere il sogno di qualcun altro, smetterà finalmente di pensarsi soltanto come figlia e madre e riuscirà finalmente a far suo l'insegnamento del suo filosofo preferito, Henry David Thoreau, e a diventare finalmente «libera e selvaggia».