Violette, la protagonista di questo romanzo francese, fa la guardiana di un piccolo cimitero di provincia, ma è tutt'altro che una persona triste: la sua è una storia costellata da molte infelicità e da una grande tragedia, ma lei ha saputo risollevarsi, è l'incarnazione della resilienza. Questo personaggio - un misto tra Amélie Poulain e Renée di L'eleganza del riccio, che si fa amare fin dalla prime righe - vive circondato da gatti e fiori, si prende cura degli altri, di se stessa (sotto gli abiti cupi che ci si aspetta dalla custode di un camposanto indossa sempre vestiti sgargianti), ma soprattutto del suo piccolo cimitero e delle anime che lo popolano, dei vivi e dei morti. Dice l'autrice, Valérie Perrin - per inciso, è la compagna del regista Claude Lelouch e nella sua prima vita faceva la fotografa di set cinematografici - che con il suo romanzo voleva riconnettere i lettori “all’essenziale, agli animali, alla natura, ai fiori: le cose semplici della vita”. Il bello è che ci è riuscita in modo profondo, originalissimo e mai banale, impresa davvero complicata quando si ha che fare con i fondamentali dell'esistenza. Si parla tanto di sentimenti nel suo romanzo, ma la costruzione è così rapida e appassionante che mentre leggiamo ci troviamo catapultati in un film, con una successione di scene talmente ben incatenate tra loro che rendono impossibile posarlo sul comodino finché non è terminato. Per chi non si vergogna di versare qualche lacrima.