Osman ha una sensibilità straordinaria che a tratti può sembrare pazzia. Per questo ha deciso di godersi la rendita di cui dispone ritirandosi a vita privata nella vecchia casa del nonno. Non soffre certo di solitudine: i suoi defunti parenti arricchiscono le sue notti con visite piene di racconti sulla loro esistenza terrena e sui fatti che hanno insanguinato la Turchia all’inizio del Novecento. Mentre divampa lo scontro tra unionisti e sostenitori del sultanato, anche nell’esercito iniziano a crearsi fazioni contrapposte. Ragip Bey, valoroso ufficiale dell’esercito ottomano, è costretto ad assistere alla lotta fratricida che scoppia dentro alla sua stessa caserma e riesce a trovare consolazione solo tra le braccia di Dilara Hanim. Il suo amore non è privo di conseguenze: Ragip Bey è sposato e nonostante non ci sia amore tra lui e la moglie, un fastidioso senso di colpa lo punge. Al momento della rivolta, Dilara Hanim viene ospitata, con la figlia, da Hikmet Bey, figlio del medico personale del Sultano, uomo nobilissimo che vive un tormento amoroso che lo ha quasi ucciso. Abbandonato dalla bellissima moglie Mehpare Hanim, fuggita a Salonicco con l’amante greco ma successivamente preda di dolorosi rimorsi, con fatica ritrova la propria dignità grazie anche al silenzioso amore della schiava ribattezzata Hediye. Dopo la sanguinosa rivolta, Hikmet Bey deve congedarsi dal padre che decide di seguire nell’esilio greco il suo amico di sempre, il vecchio sultano ormai deposto, tormentato a sua volta sia dall’ingratitudine del suo popolo sia dall’amore mai sopito per la ex moglie…
Pezzi di storia legati indissolubilmente a pezzi di vita. Violenze, rivolte, una vera guerra civile che ha insanguinato la Turchia poco prima dello scoppio della Grande Guerra fanno da protagonisti a questo romanzo né più né meno delle storie private che vi si inseguono dentro. L’ambientazione orientale descritta nei minimi particolari trasporta chi legge, pagina dopo pagina, in uno scenario quasi fiabesco, così tanto lontano dalle nostre abitudini. L’intreccio politico è fitto, a volte complesso da seguire, violento e ci ricorda quanto è ripida la via dell’autodeterminazione dei popoli quando non è condiviso fino in fondo l’obiettivo che si vuole ottenere. Il continuo rimando alla religione, poi, altro elemento fondamentale dell’intreccio politico qui rappresentato, contribuisce a creare un quadro se possibile ancora più articolato. In questo contesto storico sfaccettato, opulento e sanguinoso i personaggi si insinuano con tutte le proprie debolezze e grandiosità, seguiti passo passo nel loro percorso psicologico, emotivo e più concretamente passionale, quasi animalesco. I dolori e gli amori si contaminano senza sosta, fino al (nemmeno a dirlo) doloroso finale in cui un amore palingenetico porta con sé un dolore uguale e contrario. Senza sconti per le meschinità umane che contrappongono uomini e donne nella vita sentimentale al pari dello scontro tra maschi in quella politica, lo scrittore turco Altan, libero nel 2019 dopo 3 anni di detenzione per reati di opinione, ci restituisce un quadro impietoso della complessa contraddittorietà dell’animo umano, incastonata in uno scenario straordinario e suggestivo.