La solitudine è una droga, è quel jeans sformato che mettiamo sempre, è una comfort zone, ma ogni tanto qualcuno riesce a tirarci fuori dal guscio. Succede alla protagonista del bestseller premiato dal passaparola dei lettori: Cambiare l'acqua ai fiori della francese Valérie Perrin (e/o). Violette fa la guardiana di un cimitero: parla con i morti, è sola dopo essere stata abbandonata da suo marito e maschera la sua bellezza. Finché non conosce Julien, che deve seppellire le ceneri di sua madre nella tomba di un uomo del quale lui ignorava l'esistenza. L'autrice, fotografa di scena e moglie del regista Claude Lelouch, è brava ad aprire parentesi, e a chiuderle, con 3 filoni principali: i drammi personali della guardiana, il suo legame con Julien e la relazione tra la madre di lui e l'avvocato con il quale la donna riposerà per l'eternità. Un libro contro la tristezza, per scegliere di essere felici. «Sono stata molto infelice, addirittura annientata, inesistente, svuotata... Le mie funzioni vitali continuavano, ma senza me dentro, senza la mia anima, che a quanto pare, a prescindere da che uno sia grasso o magro, alto o basso, giovane o vecchio, pesa 21 grammi. Ma siccome l'infelicità non mi è mai piaciuta ho deciso che non sarebbe durata. La sfortuna deve pur finire, prima o poi», come direbbe Violette.