Philippe Lançon è un giornalista francese che scrive per due testate parigine, il quotidiano “Libération” e il settimanale satirico “Charlie Hebdo”. La mattina di mercoledì 7 gennaio 2015 si trova a dover passare da entrambe le redazioni: in quella della rivista perché deve partecipare ad una riunione, in quella del quotidiano in quanto deve preparare il suo articolo sul nuovo romanzo di Houellebecq, Sottomissione, e recensire una rappresentazione teatrale, La dodicesima notte di Shakespeare, a cui ha assistito la sera precedente. Nella sede di Rue Nicolas-Appert sono presenti tutti, vignettisti e giornalisti, e la riunione di redazione di “Charlie Hebdo” incomincia. Ciò che a Philippe piace di quell’ambiente è il clima di gioia, indolenza e ironia che vi si respira: tutti sono autorizzati a dire la propria su qualsiasi argomento, senza paura alcuna. L’incontro finisce e, Philippe si prepara ad andare in rue Béranger, nella sede di “Libération”. Non arriverà mai: alle 11:30 circa, due estremisti islamici entrano nella redazione della rivista satirica uccidendo dodici persone e ferendone undici, tra cui Lançon, a cui delle pallottole vaganti mutilano il volto, distruggendogli la mandibola…
“Si scrive certamente per i vivi, ma pensando ai morti”: questa la dedica di Philippe Lançon a suo padre, morto prima di poter vedere il romanzo di suo figlio pubblicato: La traversata è un libro che muove fino alle lacrime. Il titolo francese è Le lambeau, il lembo, il brandello, e ciò per due motivi. Innanzitutto, è un lembo di pelle, appartenente alla propria gamba destra, ciò che ha permesso al giornalista francese di avere di nuovo un mento; ed è sempre un brandello, sottile, fragile e prezioso, che connette le due vite del giornalista, quella prima dell’attentato e quella successiva. La traduzione italiana, La traversata, si riferisce invece al percorso di ricovero affrontato dall’autore: nove mesi, quindici operazioni e due ospedali, il Pitié-Salpêtrière e Les Invalides. Tra le mura di questi due edifici prende vita la narrazione di Lançon, che racconta maniacalmente la sua esperienza da “ferito di guerra in tempo di pace”, impegnandosi a riportare quanti più dettagli possibili della sua degenza. La traversata è un libro crudo ed asciutto, in cui l’autore non lascia spazio né a condanne anti-islamiste – pur non celando la propria indifferenza al destino dei fratelli Kouachi – né a proclami sensazionalisti, anzi. La semplicità, il tenere i piedi per terra, il raccontare la quotidianità sono i fattori che rendono questo romanzo speciale e davvero commovente. La chirurga Chloé (la fata imperfetta) e la sua équipe, responsabili della ricostruzione facciale del giornalista; suo fratello Arnaud, che da Nizza ha preso il primo aereo disponibile per raggiungere Parigi; Marylin, la sua ex-moglie che gli ha permesso di odorare il cibo ancora una volta; la sua fidanzata Gabriela che ha cercato di essergli vicina, pur vivendo a New York; e poi la scorta, le infermiere, gli anestesisti e perfino l’allora Presidente della Repubblica Mitterrand – l’incontro con questi personaggi, la loro analisi, le loro emozioni, colte da Lançon coronano il libro di un’umanità struggente. Vincitore del Prix Femina 2018, La traversata è la testimonianza del fatto che la libertà di parola, di pensiero e di stampa sono più forti di qualsiasi censura e di qualsiasi repressione.