Friuli Venezia Giulia. Maggio 2014. La bella bionda alta poliziotta Xenia Ylenia Zannier è del maggio 1976, ha 38 anni, ostinata poliglotta intelligente imprevedibile. Subito dopo l’ultima promozione, ha deciso di rifiutare un allettante incarico investigativo alla DIA e chiesto di tornare nel Nordest. Oggi convive con l’archeologo precario Arne, è commissaria capo a Grado e la parete dello studio personale, ricavato al pianoterra di una villetta, è piena di foto e ritagli del bersaglio delle sue indagini, ufficiali e ufficiose: la senatrice triestina (già da cinque legislature) Romana Castelli de Poltieri, nata nel 1956, di centrodestra da sempre. Un manifesto riassume la complessa corrotta rete di relazioni da lei intessuta con poteri legali o illegali; ora vorrebbe farsi eleggere nuova segretaria generale dell’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, confida nell’appoggio della Germania; proprio in regione è prevista a breve la cerimonia per le celebrazioni del centenario delle battaglie sull’Isonzo con una visita al sacrario militare di Redipuglia dei cinque confinanti capi di governo (fra i quali la cancelliera), vuole garantirsi uno spettacolare colloquio privato. Xenia appena nata aveva perso i genitori a causa del terremoto; era cresciuta a Gorizia con la zia italiana, il marito sloveno e il loro figlio Floriano, dieci anni più grande; il “fratello maggiore” si era suicidato finanziere ventenne, ingiustamente accusato e processato per tentato omicidio dopo aver difeso amici sloveni a Trieste da vari neofascisti fra i quali il fratello della futura senatrice; alleati imperversano ancora, Carletto Castelli de Pontieri specula su tutto e milita in Patria Nostra, un’organizzazione xenofoba che tappezza anche Grado di manifesti e slogan contro l’Unione Europea e la Germania. Proprio in quei giorni poi uno scafo lascia sulla spiaggia quaranta profughi del Medio Oriente, qualcuno da lì sta gestendo la rara rotta migratoria, mentre in genere i traffici sul grande golfo riguardano soprattutto le armi durante e dopo la fine della (ex) Jugoslavia, e anche ora. Nel guazzabuglio interconnesso di eventi sociali e criminali Xenia dice la sua.
Veit Heinichen (Villingen-Schwenningen, 1957) è un economista tedesco che ha scelto prima di essere solo un professionista letterario, libraio editore giornalista, poi di trasferirsi nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia dove vive da decenni. In oltre venti anni ha scritto una decina di belle premiate avventure di genere giallo, imperniate sul testardo affascinante capofamiglia Proteo Laurenti, ormai vicequestore quasi sessantenne, che appare anche in questo romanzo per aiutare Xenia. Ma la protagonista è solo lei, per quanto la narrazione proceda in terza varia. Vorrebbero fermarla in tanti, laureata in Scienze Politiche a Padova, refrattaria alla disciplina, eccentrica e claustrofobica patologica, fumatrice nuotatrice camminatrice, allenata nel tiro con la pistola e nel Muk Yan Jong all’aperto, capace di girare di continuo in scooter oppure di ritirarsi tranquilla nella propria piccola barca, sola o bene accompagnata. In parallelo agiscono i vertici in lotta del BND, l’intelligence tedesca, altri rilevanti protagonisti del romanzo, costretti inoltre a cercare di bloccare l’accurata indagine sui traffici illeciti e corrotti di grandi istituti finanziari austriaci e tedeschi collusi con i relativi ministri e governi, condotta da un giornalista di Salisburgo amico di Xenia. Lui la chiama proprio a inizio avventura, preoccupato per la propria sicurezza, sta per andare a palazzo di giustizia per un colloquio con un signor procuratore probabilmente invischiato. Quando esce viene ucciso con un colpo di scimitarra, ma Xenia riceverà quanto le aveva già spedito e Arne creerà un account Hushmail con il nickname Borderless, che è appunto il giustificato titolo del romanzo, insieme giallo, noir mediterraneo, spy-story, memoria storica. Tutto supera ogni limite e resta impossibile da confinare, stiamo sempre tutti anche altrove. Xenia tende a pensare che pure le relazioni affettive esistano solo per non mettere in discussione se stessi e scaricare la colpa sull’altro. Così, vi è un continuo intreccio fra dimensione interstatuale e inter-istituzionale, politica e sociale, criminale e personale. Ad alto livello di qualità. Vista la zona, i vini non sono da meno: prosecco e malvasia, spumante Edi Kante e Nekay.