Matt Haig è stato una bella sorpresa. L’ho scoperto da poco, leggendo “Vita su un pianeta nervoso“. Un libro agile, scorrevole, ma anche crudo e denso. L’autore, senza ipocrisie, si mette a nudo raccontando come i suoi disturbi d’ansia siano peggiorati con l’uso dei social network e della tecnologia e come, molto faticosamente, sia riuscito a ritrovare la salute e quindi un equilibrio. Quello di Haig non è l’ennesimo saggio sul digital detox, è molto di più: è quasi una riflessione filosofica sul senso del nostro vivere in un mondo interconnesso. Ecco alcuni distillati su cui riflettere.
“Non andate a cercare le cose che vi rendono infelici.” – Quando guardiamo le nostre timeline, soprattutto quelle di Instagram e di Facebook, siamo naturalmente portati al confronto. Questo non è un bene, perché la maggior parte della gente sui social mette in scena una rappresentazione della vita fin troppo costruita. Abbiamo sempre l’impressione che gli altri abbiano una vita più piena e più bella della nostra. Pur intuendo che quella è solo la superficie, una parte del tutto, ugualmente tendiamo a deprimerci. Allora dobbiamo smettere di desiderare le vite degli altri. Dobbiamo concentrarci soprattutto sulla nostra. Evitare ciò che ci rende infelice significa non solo dedicare attenzione a coloro che amiamo e che ci vogliono bene, ma anche essere grati di quello che già abbiamo, tutto quello che ci sembra scontato. Scopriremo che, al contrario, ciò che ci riempie di gioia e ci fa star bene, spesso, è qualcosa di piccolo e semplice.
“La cosa importante nella vita non è essere felice di ciò che si fa, ma di cio che si è.” – La differenza tra avere ed essere di cui parla lo psicoanalista Erich Fromm. Si può arrivare a questo quando si raggiunge un livello sufficiente di consapevolezza, cioè quando sappiamo chi siamo e quali risorse abbiamo a disposizione (come ambiente e beni materiali).
“Il medium non è solo il messaggio, ma anche l’intensità emotiva di quel messaggio.” – Qui Matt Haig riscrive Marshall McLuhan. In un tempo in cui ogni cosa è comunicazione, è il modo in cui comunichiamo (o non comunichiamo) che fa la differenza. E le emozioni, a volte, possono cambiare la percezione del tutto come un colore.
“Più stimoli si ricevono, più è facile annoiarsi. Ed ecco un altro paradosso.” – Per quanto possa essere triste, il mondo va avanti anche senza di noi. E noi, forse, siamo molto più parte del mondo quando ci concentriamo su una sola cosa per volta.
“La malattia ha parecchio da insegnare alla salute.” – Questo è un atteggiamento molto orientale. Il taoismo dice che nel male c’è anche un po’ di bene (e viceversa – è per questo che nella metà nera del simbolo del Tao c’è un puntino bianco). Nei momenti di sofferenza invece di lamentarci (anche sui social) sarebbe meglio risparmiare energie cercando di vedere la luce attraverso le crepe.
“Amate le imperfezioni. Mettetele in risalto. Sono quelle che vi distinguono dagli androidi e dai robot.” – I social network, Instagram in primis, vogliono farci credere che dobbiamo mettere in evidenza sempre la migliore versione di noi stessi. Ma anche la società, talvolta, ci dice che mostrare le nostre vulnerabilità o i nostri difetti non è cosa buona e giusta o è persino una mancanza di rispetto. Matt Haig afferma tutto l’opposto, perché come tutte le persone intelligenti sa che sono proprio le diversità, anche quelle scomode, che rendono interessante un essere umano.
“Forse il senso della vita sta nel rinunciare alla certezza per abbracciare la splendida incertezza dell’esistenza.” – Smettiamola di illuderci di poter controllare tutto e viviamo il presente con gratitudine, facendo quello che amiamo con le persone che amiamo. Almeno proviamoci. Roberto Vecchioni qualche giorno fa ha detto: «La vita è amare tutti i giorni quello che ti capita» .