“Si conobbero su un sito d’incontri per divorziati.”
Un incipit immediato che anticipa una prosa asciutta e fa intravedere uno scenario insolito.
Come mai Orna abbandona la sua razionalità e si affida ad uno spazio virtuale?
Quali ferite le ha lasciato un matrimonio finito male?
Come riuscirà a conciliare le titubanze con il desiderio di svoltare pagina?
“Tre”, pubblicato da Edizioni e/o, entra di prepotenza nella psiche del personaggio, ne tratteggia stati d’animo senza interferire con giudizi che potrebbero fuorviare il lettore.
La nuda realtà, gli incontri e il desiderio di sentire che si può ricominciare.
“Insomma, la vita continuava.
Lei non cadeva a pezzi.
Ma c’erano momenti in cui la tristezza, o la speranza, scombinavano quel tentativo di mantenere un’apparenza di normalità e lei si sentiva terrorizzata.”
Emilia è una badante, del suo passato si conosce poco.
Riga, la città di provenienza, è luogo sfumato, un punto di rottura, solitudine infinita.
“Sperava che l’ebraico le germogliasse dentro come un albero di cui le lettere formano il tronco e le parole le foglie e i frutti.”
Due storie apparentemente diverse che scorrono lente e affannate.
Cosa le accomuna? Un uomo che sconvolge e distrugge le loro esistenze.
Ghil è sfuggente, ambiguo, capace di modificare la personalità.
In questa teatralità risiede il suo fascino, un’attrazione che risulterà fatale.
Dror Mishani non scrive il solito poliziesco dove vengono rispettate regole precise.
Racconta l’umanità, entra nelle viscere del pensiero, sviluppa un percorso psicoanalitico.
Introducendo la terza figura femminile gioca con la capacità di attenzione di chi legge.
Invita ad osservare e ad ascoltare.
Sceglie un finale che lascia aperte le porte a chi vuole interrogarsi sulla fragilità emotiva e mentre scende la notte restano impressi i volti delle protagoniste.
Il romanzo, diventato in Israele, un fenomeno letterario, merita successo anche in Italia.
È l’inizio di un nuovo percorso narrativo dove le vittime ritrovano la loro dignità.