Ai tempi del coronavirus ogni altra cosa sembra perdere valore, inessenziale. Figuratevi la segnalazione di un libro. Eppure, se non vogliamo crepare di inedia, prima ancora che di polmonite, meglio rimettere in funzione il cervello, anche per rimediare all’inevitabile contagio delle fobie, gran brutte bestie, sempre e più che mai oggi. A proposito di fobie, per entrare in tema di segnalazione letteraria, occorre pur dire che la bella e ospitale Grado, ricca di storia e di spiagge nell’alveo quasi paradisiaco della sua laguna, rischia di non essere più la stessa da quando un branco di squilibrati se ne va in giro di notte a incollare volantini di insulti all’Europa e alla Germania. Patria Nostra si firmano. Mentre su qualche pontile attraccano bastimenti di migranti irregolari solitamente distanti dalle acque dell’Alto Adriatico, poi lucrosamente ospitati da cooperative buone per il solo conto in banca. Quanto ai bastimenti, multitasking si usa dire: facile che al ritorno siano impiegati per traffici non meno illeciti.
Nazi e fasci si mescolano alla rinfusa, minestroni nazionalisti dei dilettanti, ma poco importa se si tratta di spacciare il torbido e spaventare gli ignari, alzare il prezzo oltre che la tensione. E mica è finita da quelle altrimenti amene parti, perché una fabbrica della vicina Torviscosa ha le ore contate se non passa in fretta di mano ai tedeschi, sotto gli auspici di una intraprendente nobildonna triestina, la senatrice (di destra) Romana Castelli de Poltieri, che aspira a un’importante carica europea continuando a intrallazzare con il peggio di un bel pezzo della mitica Mitteleuropa, propaggini balcaniche tutt’altro che escluse, con il lascito delle loro micidiali guerre per qualche verso ancora fumanti.
Lo scenario sommariamente appena descritto, già ben denso comunque, è in Borderless, il nuovo romanzo del tedesco d’adozione triestina Veit Heinichen, tradotto da Monica Pesetti e pubblicato dalle edizioni e/o, cui si devono le molte altre pubblicazioni dell’autore, tra cui Ostracismo, segnalato in queste stesse pagine qualche tempo fa. E se lì, a sfrucugliare i misteri di Trieste, tutt’altro che bonariamente assorta nel suo passato, c’era il buon Proteo Laurenti, commissario di lungo corso senza fodere agli occhi, qui a Grado ora c’è la commissaria Xenia Ylenia Zannier, che sin dal nome ci tiene a distinguersi.
Tipa tosta, ovviamente, nata miracolosamente in Friuli la notte del tremendo terremoto, cresciuta plurilingue dagli zii, fra le colline del confine “sacro alla patria”, e cocciutamente affezionata al suo lavoro, per nulla propensa ai compromessi e con più di un conto aperto con la senatrice di cui s’è detto. Un po’ allieva, Xenia, dello stesso Laurenti, che nel frattempo ha fatto carriera restando comunque a Trieste e concedendoci qualche comparsata tra le pieghe del racconto.
Fedele alla consegna del titolo (ben più dell’occasionale omonimo nickname che verrà adoperato per spiazzare i curiosoni del web), Borderless sconfina e deborda che è un piacere. Della lettura, s’intende. E si va dunque dal litorale turistico del nord adriatico, solitamente sonnolento, alla Baviera della finanza, dai “servizi” di Berlino alle banche di Vienna, dalle procuratorie compromesse di Salisburgo alle trame destrorse di Trieste, dai traffici del porto di Fiume ai fantasmi in carne e ossa del nazionalismo croato di stanza a Zagabria. E quasi ovunque, anche a Grado, affari poco puliti, tresche irriferibili di politica e di partite doppie a dir poco opache, e naturalmente abbondanti scie di sangue, perché delitto chiama delitto. Ma il pendolarismo, in quegli stessi scenari, è anche diacronico, dal primo conflitto mondiale (fervono i preparativi per un centenario di “fratellanza” a Redipuglia) ai giorni nostri, passando per la disgregazione dello stato jugoslavo di fine Novecento, ampiamente prezzolata dalle cancellerie di lingua germanica.
Personaggi e accadimenti diversamente collocati, alla maniera di sequenze visive in apparenza autonome, smarriscono un po’ il lettore sulle prime, per poi riannodarsi in un montaggio parallelo sempre più serrato e avvincente. Ogni cosa, o quasi, finirà per andare al suo posto. E il “quasi”, tra fantasia romanzesca e plausibilità cronachistica, sta nel sistema di interessi e di complicità che sovrintende allo stesso tessuto criminale in cui si intrecciano i singoli accadimenti delittuosi. In altre parole, se non tutto potrà essere svelato, ampi resteranno i margini di impunità. Esattamente come nella realtà, si parva licet… Riuscirà la nostra Xenia ad averne ragione? Se Laurenti s’approssima alla meritata pensione, lei è giovane e ha un intero avvenire di indagini davanti.
Veit Heinichen vive da molti anni a Trieste. Dopo il commissario Proteo Laurenti, dalla sua penna è nata la commissaria Xenia Zannier, protagonista di Borderless. Per Heinichen il noir è uno strumento perfetto per scandagliare i fondali più profondi della nostra società.
Con riferimento ai precedenti letterari di Heinichen non avevamo mancato di lodare quel suo sguardo disincantato e in fondo “straniero” (attenzione: né stranito né straniante) con cui accostava Trieste e la “triestinità”. Quel medesimo disincanto spazia ora negli orditi dell’intrigo internazionale a due passi da casa. La solita nota preliminare si premura di chiarire che l’opera è di fantasia, che eventuali somiglianze sono involontarie, puramente casuali o prive di ogni riferimento reale. Giusto per evitare grane. Ma si sa, la fantasia consente connessioni che le cronache magari omettono e che la Storia, quando sarà il suo turno, dimenticherà di indagare. Mentre la nostra commissaria non ha dubbi:
Le coincidenze non esistono nel mondo di Xenia. Il caso è solo scarsa analisi dei fatti dovuta a pigrizia o superficialità.
Dove eravamo rimasti? Ah sì, alle fobie in tempi di coronavirus…