Magia e poesia. Tutto ciò che accade in questo libro è intriso di questi due elementi. Non tutti i libri che leggo mi restano attaccati alla pelle come quello strato di sale che resta lì dopo un bagno in mare, lo stesso che percorre Malaka mentre racconta la storia di sua madre Salina.
Questo libro sì, e ci resterà a lungo. Perché è una storia di dolore e di perdita, di abbandono e di esilio, di ingiustizia e di felicità negata. Di forza, anche. Perché Salina è una donna di grande forza e determinazione.
Un esempio per tutti. È la perseveranza di alzarsi dopo ogni caduta, per quanto rovinosa possa essere.
Come dicevo è il figlio Malaka che ripercorre le tappe della sua vita. Lo fa quando Salina non può più farlo e deve essere accompagnata nell’ultimo, estremo, viaggio. Anch’esso magico, moltosuggestivo, e benché fuori dai nostri soliti schemi mentali, tanto plausibile quanto lo è stata tutta la sua vita.
All’inizio per noi Salina è solo una donna anziana un po’ eccentrica che vive ai margini della società. Povera e indurita dai lunghi anni di fame e privazione. Immagini che ci appaiono così, come una sorta di intuizione.
Già il nome che porta non è di grande auspicio: Salina “in ricordo del sale delle tue lacrime”.
Ne ha versate tante, tantissime, quando è stata abbandonata nel villaggio dei Djimba ancora in fasce.
Una dei “figli-sciagura” della tradizione del regno dei laghi. E crescendo l’amore corrisposto, ma impossibile, tra lei e Kano, ne ha fatte scorrere altrettante. Rabbia e umiliazione. Impotenza.
“Khaya si scalda, la sua voce acquista forza. “Vuoi scegliere? “ fa. “Pensi di poter decidere… ? “
No, non può. E per questo verrà mortificata e violentata, nel corpo e nell’anima. Medita vendetta, e la partorisce. Nel senso letterale del termine.
Malaka raccolta le fasi della sua vita con amore sconfinato. Con gratitudine e immensa dolcezza. Solo lui ha forse conosciuto la vera Salina solo lui è in grado di darle il giusto valore e di lasciarne il miglior ricordo. Malaka, l’unico grande regalo della sua vita, la sua unica gioia.
Gaudé ci ha raccontato una storia straziante, resa sopportabile solo dalla sua prosa raffinata e delicata.
Magia, poesia e delicatezza.