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I Cariolanti

Testata: Due lettrici quasi perfette
Data: 18 febbraio 2020

Immaginate di entrare in una buca scavata nel terreno, con la testa che sfiora il soffitto, con l'acqua che penetra ogni volta che piove e va a riempire tutti gli spazi che trova. Lo sentite l'odore di terra bagnata? La sentite l'umidità che azzanna le ossa? Quanto pensate di poter resistere in una situazione simile?

Bastiano in quella buca ci entra a nove anni, ci rimane per i lunghi mesi necessari a far finire la guerra, a permettere al padre di non partire per il fronte, perché possa prendersi cura di lui e della madre. Il padre e la madre , però, non sono gli unici inquilini in quella buca, c'è anche la compagna più fedele di Bastiano, quella che gli si appiccicherà addosso in quella buca e non lo lascerà mai più: la fame. Quella fame scava un buco nella pancia di Bastiano, urla il suo bisogno di essere placata, non importa al prezzo di quale nefandezza, l'importante è che taccia. Bastiano e i suoi genitori usciranno da quella buca, proveranno a condurre una vita normale, ma la terra che li ha avvolti non li abbandonerà, la fame che ha divorato i loro stomaci e rosicchiato i loro cervelli non se ne andrà, ma assumerà altre forme e urlerà altri bisogni. "Se non mangio tutto poi arrivano i Cariolanti. Quando li sogno sono due, un uomo e una donna vestiti male, scavati fino all'osso e con tutti i capelli appiccicati sulla faccia. Camminano strascicando i piedi nudi, sporchi di sangue e terra. E dita bitorzolute, e braccia lunghe, anzi lunghissime, fino alle ginocchia. Lunghissime e secche."

I Cariolanti, figure malvagie che avrebbero rapito e divorato chi non avesse mangiato tutto ciò che gli veniva offerto, una volta usciti dalla buca diverranno il nome dietro a cui nascondere la vergogna della fuga, una sorta di ricompensa per non essere mai stati beccati.

I Cariolanti è un romanzo disturbante, crudo, la cui lettura non è adatta a stomaci deboli, ma allo stesso tempo è un romanzo ipnotico, che una volta iniziato si ha l'impellenza di terminare, perché si sente la necessità di sapere fino a che punto un'infanzia negata, violata, può plasmare un individuo rendendolo più simile a una bestia che a un uomo, sperando che a Bastiano venga riservata una sorta di redenzione, e una volta giunti all'ultima pagina chiuderlo e riporlo in libreria da dove non possa più farci rabbrividire.

La scrittura di Naspini è potente, lo avevo già sperimentato in "Ossigeno" e ne ho avuto conferma con questo romanzo, è una scrittura che non concede spazi all'immaginazione, né tregua al lettore.

Il romanzo è diviso in tredici capitoli che raccontano ognuno un'età del protagonista, dai nove ai cinquantadue anni, attraversando due guerre, vivendo l'esperienza del carcere, della deportazione in una spirale di angoscia che trova compimento nell'ultimo capitolo, con una scelta difficile da ipotizzare ma probabilmente l'unica possibile. Bastiano mi ha suscitato un groviglio di emozioni, ho trovato impossibile empatizzare con lui, con la sua alienazione, ma allo stesso tempo ho provato pena per lui, sono arrivata a commuovermi quando i segreti familiari gli si rivelano con una crudezza inaudita e in certi passaggi ho avuto perfino paura di lui. Sacha Naspini sa indagare i lati peggiori dell'animo umano e renderli al lettore senza filtri, senza moralismi né interpretazioni, lasciando ad ognuno trarre le proprie considerazioni. Una capacità a mio avviso notevole, oltre che rara.