Amal naviga la rotta per l’Italia come tanti altri disperati e, come tanti altri disperati, a bordo di un mezzo di fortuna che con la fortuna non c’entra proprio nulla.
Quel vecchio legno, che aveva solcato il Mediterraneo in lungo e in largo, si confuse e pensando di essere già entrato in porto si lasciò travolgere dalla stanchezza. E collassò.
Ad aspettarli la morte che, ad accogliere gli annegati, assume la forma dell’acqua: una grande madre che inghiotte gli sfortunati in modo democratico, senza distinzioni; non per cattiveria, ma solo perché è ciò che lei fa, da sempre. Però Amal è protetto dal nonno che intercede per lui, che sa come sedurre la morte, che sostiene Amal nel suo viaggio.
Massimo Carlotto, più noto per i suoi pluripremiati gialli e i noir, offre in La via del pepe. Finta fiaba africana per europei benpensanti (Edizioni E/O, 2014) un racconto epico, metaforico o forse una parabola che, come lui stesso indica nel sottotitolo, è "per europei benpensanti”. Un libretto di poche pagine artisticamente accompagnate dagli schizzi onirici delle illustrazioni di Alessandro Sanna (un nome di peso!) che completano coerentemente e delicatamente il racconto del viaggio iniziatico del giovane Amal e di chissà quanti disperati già accolti dalla morte d’acqua.
Le fiabe hanno però una valenza mitologica, archetipica perché servono a trasmettere conoscenza; in questo caso una conoscenza che unisce l’Africa all’Europa, perché il viaggio di Amal coinvolge e unisce le due sponde del Mare Nostrum, con un andamento di andata e ritorno: di marea e di risacca, perché il futuro di Amal non sta davanti a lui ma dietro, non nel futuro ma nel passato. Ma, forse, Amal è un pezzo di noi tutti che siamo interpellati dalle domande sollevate da questo ragazzo.
Cosa c’entra il pepe? Beh, per saperlo converrà leggere il racconto. Consiglio ai lettori: dopo che l’avete letto, rileggetelo e guardatelo, ma solo dopo averlo capito veramente.