Due libri appassionanti che raccontano una rinascita, nel senso esatto di una nuova nascita, di un viaggio andata a ritorno dal rischio del nulla a un’esistenza diversa da quella che un grande trauma aveva spezzato, di un percorso di dolore, delle sue angosce, della sua infelicità che fa sentire chi torna alla vita come un redivivo. Due libri molto diversi tra di loro. Uno è di Andrea Vianello, e si intitola Ogni parola che sapevo, pubblicato da Mondadori. L’altro è di Philippe Lançon, si intitola, in italiano, La traversata, ed è pubblicato dalle edizioni e/o. (...)
Commovente e ironico è anche il racconto di Lançon, scrittore e giornalista culturale, sopravvissuti alla strage di Charlie Hebdo, di cui era collaboratore, del 7 gennaio del 2015. Non solo l’odissea di un numero incalcolabile di dolorose operazioni chirurgiche, il volto sfigurato con una mandibola ridotta in poltiglia, la riabilitazione lunga e spossante, i rapporti umani devastati, ma una descrizione dolorosa, mai priva di venature ironiche e autoironiche, di un affacciarsi ai confini dell’aldilà, l’immagine dei compagni e colleghi morti nell’attentato, le svolte della vita raccontate con uno spirito riflessivo davvero unico e letterariamente formidabile. Il dolore, nei due libri, diventa racconto avvincente. Dove a volte prevale la disperazione, ma mai in modo lamentoso e querulo. Una duplice lezione in un mondo in cui tanto spesso prevale il vittimismo. La storia di due persone che, come scrive Lançon, «stavano per sopravvivere».