(...) «L’imperialismo estetico a base culturale, di cui la sinistra fa le spese non meno di coloro che ambisce a rappresentare, proprio perché non riesce a liberarsi del narcisismo idolatrico che l’Immaginario dell’imperium reclama, è dunque il nano nascosto nell’apparato democratico più blasonato? Si dà il caso, però, che il vero genio di questo paese sia qualcosa di imprevedibile, anarchico, antichissimo come la merry England e quindi davvero politico: la Poesia.
E’ sempre stato così dai tempi di Shakespeare, e oggi lo è ancora di più. Lo stesso verso, il pentametro giambico, è ora sulle labbra di Kate Tempest e di tutti quelli che fanno poesia come lei. Sarà questa misura dell’anima a destituire, come la sinistra storica non può sognarsi di fare, il potere dalla sua sede invisibile rivelando quella potenza che alla mente niente e nessuno può togliere, solo che (come suona l’ultima raccolta di Kate Tempest) Hold your own, resti se stessa?»