“Ossigeno” di Sacha Naspini (Edizioni E/O) è stata una scoperta sorprendente. Un romanzo originale raccontato con uno stile perfettamente aderente alla materia narrata e che contribuisce a rendelo davvero imperdibile.
Quando un romanzo è molto bello è sempre difficile parlarne. Con “Ossigeno” probabilmente lo sarà ancora di più perché è quasi impossibile descrivervi la sensazione che ho provato durante la lettura.
Non è stato terrore, né angoscia. È stato piuttosto come sentirsi vuoti e senza via di scampo. “Ossigeno” è un titolo perfetto perché è proprio quello che viene a mancare al lettore, come ha perfettamente scritto Laura nella sua recensione.
“Ossigeno” è ciò che disperatamente cercano i protagonisti di questo romanzo, aggrappati a un’esistenza di cui non comprendono più il linguaggio e che inizia quando il mostro viene catturato, quando il male cessa. Cosa resta in quel momento? Come cambiano le vite degli altri, per le azioni di una sola persona?
Luca era a cena con suo padre quando i carabinieri fecero irruzione nelle loro vite. Lo stimato professore Carlo Maria Balestri ha sequestrato delle bambine. Quando l’avvocato glielo racconta, Luca non capisce. Non comprende. Chi ne sarebbe capace?
Chi potrebbe vivere sapendo di aver ereditato quell’ombra? Luca non riuscirà più a fare nulla di “normale”, spingendosi oltre i limiti.
Sacha Naspini cambia punto di vista e ci racconta di Laura, della sua progionia, della sua dipendenza da quel container. Come è possibile riuscire a vivere con tutto quel cielo sopra la testa o in mezzo a così tanta gente dopo essere rimasta al buio e da sola per 15 anni? Non si può, i sensi sono dolorosamente acuti, ogni cosa è “troppo”, appena sotto una fragile facciata.
Devastante è stato il punto di vista della madre di Laura. È possibile arrivare a dire qualcosa tipo: “Sarebbe stato meglio se non l’avessero mai riportata”? Sì.
Come puoi accettare che quella donna che è cresciuta lontana da te per quasi 15 anni sia tua figlia? Riconoscersi è impossibile. Imparare a conoscersi, inutile.
Come inutili sono i sensi di colpa di Martina, l’amica del cuore di Laura bambina, che non troverà mai il modo di scrollarseli di dosso.
Il capitolo conclusivo vi darà la stoccata finale e vi farà capire la potenza narrativa di questo romanzo, chiudendo un cerchio che, in realtà, è un continuo divenire.
Lo stile di Sacha Naspini è asciutto, fremente. Frasi brevi, quasi spezzettate, aumentano il ritmo e tengono sempre alta la tensione, in un crescendo di angoscia davvero singolare, se considerate che il mostro non è quasi mai citato, non gioca un ruolo davvero attivo.
In “Ossigeno” ci viene raccontato il dopo, quello che di solito non leggiamo, troppo impegnati a entrare nella mente del mostro, a inseguirlo. Ma cosa succede quanto viene catturato? Chi ne paga davvero le conseguenze?
Un romanzo che non vi lascerà indifferenti, assolutamente consigliato!