Lo spazio claustrofobico della stanza di un commissariato. I microfoni e le telecamere accese. Due donne a confronto. È da questa immagine che prende il via la narrazione di Pasquale Ruju ricostruendo a ritroso una vicenda di potere e di malavita dove l’algida Silvia Germano, sostituto procuratore della Repubblica, e la sensuale Annamaria Ferraro, vedova del boss della ‘ndrangheta Marcello Nicotra, si scambiano a turno il ruolo di narratore per giocare una partita a scacchi che attraversa i capitoli fino alla chiusura della storia, tanto attesa quanto inaspettata. Fin qui “Un caso come gli altri” potrebbe essere un thriller come gli altri, ma è il talento espressivo dell’autore a segnare la differenza. Ruju, già sceneggiatore di fumetti come Tex e Dylan Dog, dimostra nel suo esordio letterario la capacità di costruire narrazioni avvincenti, di partorire personaggi poliedrici e affascinanti e di dominare la parola con una qualità espressiva che restituisce a chi legge visioni talmente vivide da scorrere tra le righe come fotogrammi di un film. Nella partita con un medium narrativo che non cede al filtro dell’immagine, Ruju accetta la sfida e la vince. A mani basse.
