Un acquitrino regno delle zanzare, quelle che provocano febbre alta e un contenitore di acqua putrida: questo era quella terra fino a un po’ di anni fa. Non rimane più nulla di quel marciume, se non una manciata di dolorosi canti popolari, che narrano della dipartita sofferente dei propri affetti e di quelle penne che gli uccelli perdevano, sorvolando quel posto contaminato. A un certo punto, la sporcizia è stata eliminata dalla bella Maremma. Una volta sconfitta la morte, ha potuto fare capolino la bellezza, in tutto il suo splendore. Un posto rifulgente finalmente, dove poter passeggiare a cavallo, dove poter ammirare gli ulivi e le vigne e godere degli splendidi colori autunnali. L’acqua è uno specchio, il paese con il suo aspetto medievale è tornato a essere pregno del suo antico incanto e a fare da sfondo, c’è ancora qualche vecchia e malandata tenuta in vendita. Intorno a quel mirabile territorio, si respira aria di rinascita e cambiamento. È la fine degli anni Ottanta, quando ancora si apprezza il fiume di danaro in arrivo, al quale ancora si attribuiscono qualità salvifiche che in futuro non si riveleranno tali. Non ci si rende conto di quanto il soldo, portatore di speranze, si paleserà come una trappola per tanti. In quegli anni i mutamenti non trovano identificazione solo nel denaro, ma anche nella comparsa di nuovi personaggi, nel rapporto ormai diverso e trasformato tra la popolazione locale e i visitatori e nelle riforme agricole nate già nel dopoguerra. Le tenute, quelle più vecchie, ormai sono tutte state vendute alle famiglie benestanti e trasformate in case da ricchi. E poi quelle strambe persone, che ogni tanto arrivano... Una di queste in particolare è arrivata da lontano, una straniera di quelle che fanno paura, di cui non si conosce nulla. Sarà in fuga dalla guerra, dalla propria esistenza o dal terrore di una possibile infermità? E così la donna trova una collina dove crea un suo particolare universo: un giardino incantevole. Si ferma per tanto tempo la donna e su quella magica collina costruisce ventidue sculture, incarnanti gli arcani maggiori dei tarocchi…
La Maremma e le sue bellezze, quella terra sempre amata e a volte benignamente insultata, sono le inconfutabili protagoniste de Il giardino dei mostri, la nuova avventura letteraria di Lorenza Pieri. Come due fazioni contrapposte, ritroviamo un territorio legato e affezionato alle proprie fondamenta e alla propria cultura indissolubilmente saldata alle tradizioni e un’economia capeggiata dalle famiglie più potenti, quella dell’Italia evoluta, quella che guarda avanti a tutti i costi. La famiglia Sanfilippi e la famiglia Biagini sono l’incarnazione dei cambiamenti in atto in un’epoca in cui il denaro, il comando e la potenza conquistavano un ruolo fondamentale. Filippo Sanfilippi e la consorte Giulia, due ideologhi di sinistra che parlano bene e razzolano male e Sauro Biagini, che cerca di appoggiare in maniera spudorata e spregiudicata i progetti dei suoi amici impresari. A fronte di tutto questo ci sono le vite dei figli delle due coppie. Luca e Lisa Sanfilippi, da una parte, che in qualche modo si considerano dei vincenti senza aver combattuto alcuna battaglia, convinti di avere già il proprio posto assegnato nella società e dall’altra Saverio e Annamaria Biagini, fortemente sfavoriti dall’ambiente in cui sono nati e vivono, piuttosto arretrato, in cui tutti si aspettano che i figli seguano la strada dei loro padri. Tutto scontato per i primi, scarse opportunità per i secondi. Colpisce la figura di Annamaria, una ragazzina di una insicurezza e di una ingenuità disarmanti, totalmente spaesata di fronte a una evoluzione sociale che fa fatica a comprendere e con lo sguardo smarrito rivolto ai comportamenti degli adulti, che non si fanno scrupoli a mentire, a corrompere e a usare l’ipocrisia come pane quotidiano. Un mondo di opportunisti e di chi, anche se con buone intenzioni, tenta di manipolare la realtà. Un ambiente che non stupisce nella sua pubblica intimità, la cui routine viene improvvisamente stravolta dall’arrivo di una donna dall’animo travagliato, che fa dell’arte la sua vita e la sua passione. Arriva a Capalbio Niki, una misteriosa artista, che lavora quotidianamente alla sua più originale creazione: Il Giardino dei Tarocchi (Il giardino dei tarocchi di Niki de Saint Phalle esiste realmente e si trova proprio in Toscana, a Garavicchio, nei pressi di Capalbio. La stessa artista ha vissuto all’interno del giardino e la sua casa era situata nell’arcano dell’Imperatrice). Il libro è suddiviso, come il giardino, in ventidue sezioni, tanti quanti sono gli arcani maggiori dei tarocchi. Ogni capitolo porta il nome di un arcano e ognuno di essi si identifica con uno dei personaggi o degli avvenimenti che animano il libro. L’Imperatrice, per esempio è l’artista stessa, piuttosto che la Morte è l’emblema dei repentini cambiamenti, visti come devastazione e di contro nuove opportunità. Un libro decisamente particolare Il giardino dei mostri, in cui le creature mostruose non si identificano solo con quelle che abitano il parco, ma anche con tutte le deformità capaci di spazzare malamente via i sentimenti benigni e genuini e di contro incarnare anche una sorta di forma di riscatto, utile ad abbattere le paure e i tormenti interiori. Il giardino agli occhi dell’artista veste i panni della salvezza e della liberazione e agli occhi di Annamaria, costituisce un modo per comprendere la sua opprimente realtà. Annamaria che trova la sua strada evolutiva attraverso quei “mostri” e attraverso il personaggio di Niki. Realtà e finzione, che anche in quest’ultimo romanzo, come in Isole Minori, il promo lavoro della Pieri, si incontrano, si scontrano e si abbracciano. Un’opera scritta bene, quella della scrittrice romagnola e toscana di adozione, dalla piacevole lettura, in cui l’autrice narra in maniera schietta e scorrevole, i cambiamenti del Bel Paese, nel bene e nel male. Nulla è lasciato al caso, ogni personaggio è ben delineato e specchio di una fetta di società e dei sentimenti legati alle modifiche inevitabili e fortemente volute.