Recensione di tredici ore di Deon Meyer
Testata: Liberidiscrivere
Data: 20 febbraio 2011
Due giovanissime turiste americane vengono aggredite durante una vacanza in Sud Africa. Una viene uccisa l’altra riesce a fuggire e viene inseguita da un gruppo di giovani intenzionati a far sparire una testimone scomoda. Rocambolescamente la ragazza riesce a mettersi in contatto con suo padre in America e gli chiede aiuto. Da quel momento la polizia sudafricana coordinata dall’ispettore capo della polizia dei Città del Capo Bennie Griessel si mette alla sua ricerca in una lotta contro il tempo con i suoi inseguitori. Nel frattempo un discografico di musica Afrikaans viene ucciso e lasciato nella sua villa davanti alla moglie ubriaca. Anche in questo caso la polizia indaga e più indaga e più scopre che dietro due semplici omicidi c’è la faccia oscura del Sud Africa di oggi, un Sud Africa affatto solare o rassicurante su cui la faccia paterna e benevola di Nelson Mandela, svetta inquieta. Questo lo scenario, questi i personaggi di un thriller davvero insolito sia per ambientazione, sia per approccio. La struttura narrativa del poliziesco pone infatti le basi per scandire una storia in cui l’elemento che caratterizza l’intreccio è la corsa contro il tempo per trovare la ragazza, tredici ore, in cui si giocherà una partita con la morte. Nella storia del cinema e della letteratura la corsa contro il tempo è un elemento cardine per creare suspencee sorpresa come non pensare al treno che corre verso un ponte pericolante impossibile da fermare, o all’eroe a cui è stato somministrato un veleno letale che corre verso l’antidoto. Deon Meyer conosce bene le regole della suspence e le dosa in modo da creare con il lettore un rapporto di simbiosi e nello stesso tempo da vita ad un racconto emozionante che riflette le contraddizioni di una società in cui il razzismo più del denaro che del colore della pelle striscia implacabile e domina l’apparente fusione pacifica di razze e di etnie. Una realtà sociale e culturale complessa nata dalle ceneri dell’apartheid che traspare come in filigrana durante tutta la narrazione. Tredici ore per le Edizioni E/O tocca temi che di solito un poliziesco non affronta e si ricollega in un certo modo all’approccio sociale del giallo scandinavo non ostante mille miglia, non solo geografiche, li separino.