“Ossigeno” è l’atteso ritorno di Sacha Naspini dopo il successo de “Le case del malconento” (Ed. E/O) e conferma la grande abilità narrativa dell’autore toscano. Questa volta Sacha Naspini ci porta in una storia dai contorni gialli: un illustre professore di Antropologia rapisce bambine e ragazzine per esperimenti sociali. Una di queste, Laura, “ritrova” la libertà dopo 14 anni di prigionia, ma la sua liberazione apre i varchi verso altre prigioni, quelle interiori e psichiche dei personaggi che vivono direttamente e indirettamente intorno a lei. In questa narrazione si alternano le voci della protagonista, della madre di Laura, della sua amica e del figlio del “Mostro del golfo”, soprannome assegnato al sadico docente. Nella giostra di punti di vista e di storie, l’autore si muove continuamente tra la trama e il suo sviluppo e l’approfondimento introspettivo dei personaggi. E’ così che colpi di scena, brividi, angosce, riflessioni, giochi delle parti prendono il sopravvento portando continuamente il lettore a punti di svolta inattesi e avvincenti. Una lingua chiara, netta, coraggiosa scandaglia l’animo umano nei contrasti più profondi, fino a un ribaltamento di ruoli tra vittima e carnefice. Ciò che emerge nell’ottimo lavoro di Naspini è lo sguardo acuto sui meccanismo di colpa e espiazione, rimorso e vendetta, contraddizioni nella visione propria e altrui di sé. Un romanzo intenso e adrenalico, capace di coinvolgere i lettori, spiazzandolo pagina dopo pagina. Ogni verità ha il suo rovescio e questo è palpabile nella storia di Naspini: a ogni liberazione corrisponde un’ulteriore prigionia, a ogni punto di arrivo la generazione di un nuovo stato ansiogeno, a ogni ragionamento che cerca razionalità si distillano pulsioni e manie acute dove la stessa rielaborazione del trauma diviene traumatica per qualcun altro. E allora l’ossigeno non diventa solo una mancanza ma anche una necessità, così da pervadere tutta la narrazione del romanzo.