Come si scarta la caramella più gustosa del mondo sapendo che tanti altri non lo potranno fare così che il gusto ne viene esaltato, anche nel caso dell’ultimo libro di Elena Ferrante “La vita bugiarda degli adulti” la casa editrice e/o ha regalato a un manipolo di happy few la gioia di leggere per primi il lavoro tanto atteso della misteriosa autrice, in libreria da giovedì.
Qualche osso era stato lanciato, l’incipit, la copertina con le mani protese a prendere qualcosa, che solo a lettura ultimata restituisce perfettamente il suo significato.
All’1 del mattino è scattata l’ora X e siamo entrati nella vita sconquassata di anime perse tese verso l’apparente salvezza che invece è perdizione. Già il titolo è una premessa che pone le basi del fallimento a venire, “La vita bugiarda degli adulti” sporca anche i ragazzi, li depista, li confonde, li abbandona. Ritornano i temi cari all’autrice tipicamente ferrantiani come appunto l’abbandono e il rifiuto da parte dei padri verso i figli e dei figli verso i padri in una geografia sentimentale resa crudele da un intreccio desolante di menzogne.
Siamo a Napoli nella via principale del quartiere Arenella, San Giacomo dei Capri che funge da collegamento con Rione Alto. La voce narrante è di una donna che noi incontriamo bambina e presto ragazza che per una frase mal detta e una bugia malcelata si ritrova a dover fare ordine tra i cassetta di una memoria familiare distorta dagli odi e dalle bugie. E ancora una volta ci si concentra su un quartiere di Napoli piccolo borghese che si contrappone a un quartiere popolare lontano, dimenticato, ostile eppure avvolgente e desiderabile, ricco di malie proprio per il gusto del male male mai nascosto.
La protagonista e voce narrante è Giovanna che si trova a dover affrontare il rifiuto paterno e il rifiuto maschile, quest’ultimo addomesticato ricorrendo a facili strategie sessuali. Tanto è opaca la figura materna, dimessa e schiacciata dal tradimento inaspettato, quanto è forte e distruttiva nel suo fascino volgare la figura della zia, rinnegata in quanto tale dopo una faida familiare da poveri disgraziati. Ma la vera trivialità sta più nei sentimenti o nell’arroganza dei modi? si chiede Giovanna anche lei vittima di un nomignolo, e allora oscilla come strappata tra le due necessità, vita borghese o vita volgare ma vera. E questa eccessiva contiguità che le rende pericolosamente intercambiabili. E così questo romanzo di formazione segue la vita di una giovane donna tradita nei suoi sogni d’infanzia, nei suoi punti di riferimento tanto netti da sembrare imprescindibili.
A cinque anni dall’uscita dell’ultimo libro della tetralogia dell’Amica Geniale, Elena Ferrante torna parlando della difficoltà di essere giovani e di essere donne, di come la famiglia può ucciderti mentre si disgrega assieme a una società incapace di reagire e di come il destino sia sempre solo nella forza di chi sa affrancarsi. Strapparsi di dosso gli affetti più cari ma perniciosi è la reazione spontanea davanti alla ferocia della vita. La scuola non esiste, gli amici sono pallidi comprimari. Quasi in modo didascalico Giovanna compie i tipici errori dell’infanzia prima e dell’adolescenza poi, con genitori che la precipitano lì’ dove non dovrebbero per superficialità e incapacità d’essere tali. Il ritmo non cala mai nelle 318 pagine del libro che segue le tribolazioni della protagonista che si evolve in modo esageratamente maturo per i suoi iniziali 13 anni, fino al finale che è bene tacere. Piacerà ai fan di Elena Ferranre quest’ultimo romanzo atteso in tutto il mondo? Il dettato ferrantiano è pienamente rispettato, gli ingredienti che l’hanno resa riconoscibile e apprezzata a livello globale ci sono tutti.