Antichi nuovi di zecca (Edizioni E/O) è, prima di tutto, la storia di due famiglie e del groviglio delle loro vite, ambientate sullo sfondo della città e intrecciate con il mito classico. Qui, Kate Tempest mostra come i vecchi miti vivano ancora nei nostri atti quotidiani di violenza, coraggio, sacrificio e amore - e come le nostre vite non siano meno drammatiche e potenti di quelle degli antichi dèi.
Questa storia in versi va letta ad alta voce.
Storia in versi, perchè definirla poema sarebbe un attribuirle un'etichetta riduttiva: Antichi nuovi di zecca è una canzone, un monologo, un racconto. È tutto questo e molto di più.
Focus dell'opera è l'idea che i vecchi miti, le storie che vedevano protagonisti gli dèi (con i loro pregi e le loro debolezze), vivano ancora in noi, che ci muoviamo sulla Terra migliaia di anni dopo, e che le nostre vita non manchino della stessa intensità e potenza.
«Nei tempi antichi/ i miti erano storie che usavamo per spiegare noi stessi» recitano i primi versi del poema, proseguendo con il definire l'uomo «ancora mitico», «ancora divino».
«Ci siamo dimenticati di essere ben più che la somma / di tutte le cose che possediamo» continua Kate Tempest, per poi narrare la storia di due coppie, quella formata da Kevin e Jane, e quella formata da Brian e Mary. I primi non riescono a concepire, e Jane e Brian consumano una breve relazione clandestina che porta la donna a concepire un figlio, che chiamano Thomas (Tommy). Anche Brian e Mary hanno un figlio, Clive.
Le storie dei sei personaggi si intrecciano e si snodano per circa 80 pagine (150 nell'edizione italiana, ma c'è il testo inglese a fronte): vediamo Clive e Tommy crescere con risultati ben diversi, li vediamo sbagliare, sognare, lottare e sbagliare più volte, e raggiungere ognuno il suo punto di svolta agli estremi dello spettro dell'etica.
Clive, privo di una famiglia che sia davvero di appoggio, sceglie la via del "male": furtarelli, scorribande, vandalismo, alcolismo per culminare in un violento tentativo di stupro. Tommy, dal canto suo, sogna di scrivere, e questo sogno lo porta a studiare, coltivare la sua penna, disegnare, e inseguire progetti sempre più ambiziosi, rischiando però di perdere di vista qualcosa che realizza appena in tempo essere più importante: l'amore.
E non è forse ciò che inseguiamo tutti, l'amore? Non è ciò che ha mosso gli dèi fin dall'antichità, provando guerre, unendo regni, causando catastrofi naturali?
Tommy e Clive, ero e antieroe, sono due novelli Ercole intenti a compiere le loro dodici fatiche, nel bene e nel male, ed è facile ritrovare in ognuno di loro il proprio percorso, fatto di capitomboli e di successi, di delusioni e soddisfazioni.
«Siamo antichi, nuovi di zecca, semplici e molto avanti sulla strada/ di ridurci in nulla; dobbiamo riconoscere di essere straordinari/ e che possiamo diventare gli dèi che siamo nati per essere attraverso l'amore» recita Kate Tempest, quando si avvicina alla conclusione, ed è un messaggio estremamente confortante: l'idea di dover solo trovare il nostro "straordinario interiore" e coltivarlo, una missione dopo l'altra, fino a raggiungere la nostra forma più alta, è stimolante ed estremamente moderno, pur affondando le sue radici in una tradizione orale iniziata migliaia di anni fa.
Perciò, moderne divinità là fuori, distendete le ali e raddrizzate le spalle, e iniziate a cercare già oggi ciò che di meraviglioso e fuori dal comune si cela nel vostro animo, e donatelo al mondo. Consigliatissimo.