E cosi l'attesa è finalmente stata saziata.
Dopo quasi un anno di trepidante apprensione, Edizioni E/O si appresta a portare sul mercato - il 9 Ottobre - La Memoria di Babel, terzo e penultimo capitolo della saga dell'Attraversaspecchi di Christelle Dabos, iniziata con Fidanzati dell'Inverno. Per i più distratti, ricordiamo che questa saga, che alza l'asticella del genere fantasy di origine europea, racconta la storia di Ofelia, una ragazzina goffa con la capacità di attraversare gli specchi e di animare oggetti altrimenti senza vita. La serie della Dabos è una serie che mischia il fantasy con il distopico: il mondo ha subito una lacerazione e le persone vivono in arche sospese e distanti l'una dall'altra, sotto la guida di uno spirito di famiglia diverso per ogni arca. La storia di Ofelia inizia quando la sua famiglia la promette in sposa a Thorn, un individuo di Polo, un'arca distante, dove Ofelia dovrà andare a vivere e cercare di non lasciarsi ingurgitare dagli intrighi di palazzo, dalle invidie e dall'inaspettata attenzione di Faruk, lo spirito guida dell'arca che, chiedendole di leggere il suo preziosissimo libro, ha messo Ofelia in pericolo, ma ha anche portato alla luce un pericolo da non sottovalutare che scava le proprie origini in un passato lontanissimo.
Senza voler fare troppi spoiler sulla trama - trattandosi appunto di un terzo capitolo - La Memoria di Babel riprende gli eventi così come li avevamo lasciati ne Gli Scomparsi di Chiardiluna, sebbene la collocazione temporale sia stata spinta un po' più avanti nel tempo. Ofelia deve fare luce su tutto ciò che è accaduto alla fine del precedente capitolo, cercando di svelare una verità che sembra sempre più determinata a sfuggirle dalle goffe mani. Tutto questo, però, la nostra Ofelia dovrà farlo cercando di non attirare troppo l'attenzione, di rimanere nascosta nei ranghi con un'identità segreta, perché forze molto più grandi di lei sono sulle sue tracce e anelano il suo potere e la sua memoria.
Così come lo spettatore è "costretto" a subire un salto in avanti nel tempo, allo stesso modo deve accettare anche un cambio repentino di collocazione spaziale. Se, fino ad ora, avevamo abbracciato i confini di Città Cielo, la capitale dell'Arca del Polo, con le sue corti quasi soffocanti e i suoi manierismi quasi esagerati, in questo nuovo capitolo Ofelia scopre il mondo di Babele. Il riferimento biblico non è difficile da cogliere e infatti la nostra protagonista si trova ben presto a muoversi in un mondo dove le persone che le si muovono intorno arrivano dai sette angoli del mondo conosciuto, con una cacofonia di dialetti e modi di parlare che si attorcigliano intorno alle sue orecchie. La Torre di Babele che troviamo nella Bibbia viene qui riproposta in una versione che, in alcuni momenti, sembra richiamare la foresta amazzonica, con la sua umidità e i suoi segreti ancora da svelare. Allo stesso tempo questo romanzo sembra essere profondamente debitore anche all'eredità cinematografica del regista asiatico Hayao Miyazaki e di tutto il suo Studio Ghibli. In particolare, a leggere le pagine che compongono La Memoria di Babel, si sente tantissimo una stretta parentela con La Città Incantata. Perché Babele, pure con i suoi stilemi e con tutte le sue tradizioni fin troppo eccedenti, è una città incantata a sua volta, con treni che tagliano la gravità grazie a degli uccelli, e musei che appaiono da nebbie quasi spumose. Inoltre, la presenza massiccia di automi da una parte fa pensare ai Senza-Volto del film appena citato, ma dall'altro sono molto legate anche alle leggi della robotica di Asimov. Il risultato è quindi un ambiente ricco e affascinante, che colpisce tanto per la cultura quanto per l'immaginazione della scrittrice che lo ha ideato. Ed è indubbio che proprio nella costruzione di Babele si nasconde (in bella mostra) la qualità più alta del romanzo.
A differenza de Gli Scomparsi di Chiardiluna, dove il ritmo era tenuto insieme da azioni che quasi si sovrapponevano, tanti erano gli eventi da narrare, La memoria di Babel rappresenta un capitolo decisamente più riflessivo, dove l'azione viene in qualche modo sottomessa alla ricerca: ricerca di luoghi, persone e ricordi che danno ad Ofelia la possibilità di cercare anche se stessa. In questo senso La Memoria di Babele è un libro molto più cupo e riflessivo, che all'azione e al mistero (che comunque non mancano) alterna in maggior misura lo studio delle parole e delle radici, in una lenta ma inesorabile discesa verso il finale che ci aspetta.
Un piccolo cenno finale che, forse, potrebbe essere considerato spoiler, quindi procedete nella lettura a vostro rischio e pericolo. Per tutti coloro che hanno perso un battito nel costruirsi della relazione tra Ofelia e Thorn. Questo romanzo vi darà altri momenti memorabili in cui lasciar andare ogni freno, anche grazie allo stile sempre elegante dell'autrice francese.