Ci sono momenti giusti per compiere un'azione, altri più adatti per rivelare un segreto ed infine momenti in cui è possibile affermare a gran voce una propria idea, momenti come questo in cui mi sento di poter affermare con orgoglio che L'Attraversaspecchi è una delle migliori serie fantasy degli ultimi (almeno) 10 anni! Questa serie possiede una particolarità che altri romanzi non anno, una delicatezza insolita per il genere fantasy, che però è forse l'aggettivo che più caratterizza questa serie. La Dabos infatti con il suo talento smisurato ha saputo dar vita ad una storia dove la fantasia incontra l'eleganza che sbaraglia di gran lunga l'azione a cui solitamente siamo abituati quando parliamo di fantasy. Se c'è infatti una cosa che dico SEMPRE quando parlo di questa serie è che pur non essendoci scontri epici, lotte all'ultimo sangue e potenti nemici, la storia di Ofelia riesce ad ammaliare il lettore per la sua dolce spontaneità, il suo ritmo lento e cadenzato (che nonostante questo ti porta a divorare il romanzo nel giro di 24 ore) e un tono di voce cordiale e ricco di colpi di scena, misteri ed enigmi sensazionali...che però tendono alla sfera reale piuttosto che a quella straordinaria del termine.
Torniamo però sui nostri passi. Nel volume precedente infatti avevamo assistito al ritorno forzato (da parte delle Decane) di Ofelia su Anima, dopo gli accadimenti che avevano visto protagonista Thorn, imprigionato e pronto ad essere giustiziato ingiustamente, e il potente e misterioso Dio, padre e artefice della perdita di memoria dei grandi Spiriti di Famiglia.
Sono ormai passati due anni e mezzo dalla fuga di Thorn e Ofelia passa le sue giornate su Anima rispettando le severe regole delle Decane che hanno completamente stravolta l'arca ed il suo amato museo. Per volontà di Dio infatti le anziane di Anima hanno fatto sparire ogni singolo oggetto legato alla guerra o che in qualche modo possa esservi correlato. Scottata da questa "rivoluzione stilistica" Ofelia affronta gli ultimi due anni in silenzio, rintanata tra le mura della sua casetta. Tutto però cambia, a partire dai suoi familiari e Ofelia, durante un'importante festa di Anima, capisce di dover dare una scossa alla sua vita, che le viene magicamente offerta su un piatto d'argento quando dal nulla compare nientemeno che Archibald, il quale offre a lei e alla zia Roseline una via di fuga in direzione del Polo.
Le due accettano subito, peccato che quando Ofelia si ritrova nella Rosa dei Venti insieme al suo salvatore e a vecchi compagni e alleati, decide di affrontare una nuova sfida, tutta sola, su una nuova arca: Babel. Convinta infatti di poter trovare Thorn proprio su questa arca dominata da ben due spiriti di famiglia, Polluce e Helena, la giovane lettrice arriva nientemeno a fingersi un'altra al sol scopo di ricercare la verità, quella che le alte sfere di ogni arca sembrano voler mettere a tacere.
Una nuova arca, una nuova ambientazione, un vero e proprio mondo nuovo da scoprire e da svelare. La Dabos stavolta ci accompagna tra le strade di questa calda arca che per certi versi ricorda antiche civiltà orientali (a me ha ricordato un po' lo stile architettonico egiziano per certi versi), dove però a dominare sono le macchine, automi che avevamo già avuto modo di conoscere nel libro precedente, che trovano la loro creazione proprio su questa arca, culla della recente tecnologia creata da Lazarus, il bizzarro inventore. Questo costante dibattersi tra vecchio e moderno accompagnerà Ofelia lungo tutto il suo cammino, costellato anche stavolta da dure prove volte a farla crescere e maturare, soprattutto per quanto riguarda i suoi innumerevoli poteri e talenti.
Costretta a vestire i panni di Eulalia, lettrice di ottava generazione, la nostra eroina troverà nuovi ed inaspettati alleati, come lei in possesso di poteri straordinari, ma anche tanti (forse troppi) avversari pronti a metterle i bastoni tra le ruote, per motivi differenti. Per certi versi stavolta ho trovato Ofelia molto più matura, cresciuta proprio grazie agli accadimenti del secondo libro e per gli innumerevoli sacrifici che ha dovuto affrontare per rimanere a galla, ma soprattutto al sicuro, causato dal recente status sociale (che nello scorso volume è cambiato forse fin troppe volte). Ad essere maturata però non è soltanto l'eroina ma anche la stessa autrice, che ci regala una prosa sempre più ricca e fantasiosa, costellata da sensazionali colpi di scena e innumerevoli cambi di stato d'animo, che riescono con facilità a fare breccia nel lettore, proprio in virtù delle angherie che Ofelia è costretta ad affrontare (ogni volta mi sono ritrovato ad urlare FATTI VALERE, senza però mai venir ascoltato).
Il ritmo rimane il solito, lento ma appassionante, e per certi versi ho potuto notare la la prosa si è alleggerita di descrizioni che forse nel volume precedente appesantivano la storia. Questo si è tradotto in una lettura scorrevole, a dir poco frenetica, accompagnata da una curiosità sempre in crescita, che porta addirittura il lettore a divorare il romanzo in sole 24 ore (proprio come è successo a me).
Ogni nuovo capitolo arricchisce questa già magnifica saga che, ahimè, troverà il suo epilogo con il prossimo volume che ormai attendo con ansia (Edizioni E/O se stai leggendo, ti prego, portalo in Italia per la primavera, io proprio non posso attendere il prossimo autunno). Questa serie ormai ha conquistato il mio cuore e si è meritata nientemeno che la seconda posizione nel mio personale podio dei fantasy contemporanei (per capirci non gli epic fantasy puri in stile Signore degli Anelli) proprio sotto alla saga di Harry Potter. Sarò un po' di parte perché amo la letteratura francese? Chissà! Leggete la serie e poi venite a dirmi che mi sbagliavo, vi sfido!