L'amore è desiderio, ma il desiderio è amore? Per capirlo bisogna leggere questo romanzo, letteralmente caleidoscopico, che racconta una storia in apparenza piuttosto banale: la passione di una bella cinquantenne, che si sente un po' sul viale del tramonto, per un uomo più giovane di lei, che se ne approfitta e la fa soffrire. Una passione nata e coltivata su Facebook in un intrico di false identità e messaggi trasversali. Un rapporto virtuale, quindi deforme, che a un certo punto approda alla realtà e ha la sorpresa di trovarla ancora più deforme. Ma chi è la protagonista, chi è la bella signora bionda che perde la testa per l'aitante e sprezzante Chris? E Claire Millecam, ex attrice internata in un ospedale psichiatrico proprio in seguito a quello sfortunato amore? E Claire Antunès, la bruna e malinconica venticinquenne che esiste solo in forma di avatar, ma non per questo rinuncia a fare strage di cuori? E Camille, che si serve della disavventura di Claire (ma quale delle due?) per farne la trama di un romanzo? Quale è vera e quale è finta? Quella che vi pare, giustappunto. Come nel Rashomon di Kurosawa, la stessa storia si dipana attraverso tre punti di vista diversi e sovrapposti, e ogni versione completa le altre due.
Il mio profilo migliore, diretto da Safy Nebbou, con Juliette Binoche e François Civil. Al cinema dal 24 ottobre