Dark come Amelie Nothomb, sensuale come Elena Ferrante. Così viene annunciato l'esordio di Viola Di Grado, 23 anni, con il romanzo 'Settanta acrilico trenta lana' che arriva in libreria per le Edizioni E/O. Catanese, laureata in lingue orientali a Torino, la Di Grado studia a Londra. Nel suo primo libro dà voce al mondo disastrato di Camelia che vive con la madre a Leeds, in una casa assediata dalla muffa.
Nella triste città, in cui sembra sempre inverno, la ragazza traduce manuali di istruzioni per lavatrici e la madre fotografa ossessivamente buchi di tutti i tipi, stretta in una depressione, dopo i tradimenti del marito, che le ha fatto abbandonare la musica, il flauto che ha sempre suonato. "Quando entrai, mia madre era piegata sulle ginocchia accanto al tavolo della cucina, in biancheria intima, intenta a fotografare un buco che i tarli avevano fatto sul tavolo" racconta Camelia. Il padre, cronista, è caduto in un fosso con l'amante londinese e così è finita la sua vita. "Certo che lo sapeva che suo marito la tradiva. Certo che era infelice. Certo che piangeva la notte finché non sentiva la chiave di lui girare nella toppa e allora per orgoglio fingeva di dormire" racconta Camelia che con la madre comunica solo attraverso gli sguardi e che vuole uscire dal buio in cui si trova. L'occasione per farlo sarà l'incontro con un ragazzo cinese, Wen, che le insegnerà gli ideogrammi. Scrivere con i pennelli sul corpo di Wen sarà una nuova, grande felicità ma presto interrotta perché il ragazzo nasconde un segreto. Camelia innamorata viene respinta e non sa il motivo. Wen ha anche uno strano fratello, Jimmy, di cui non parla, che rovina i vestiti in vendita nel loro negozio. La delusione è grande e Camelia si rifugia in casa: "l'avevo promesso a mia madre, di chiudere con le storie. In realtà l'avevo già deciso il giorno del funerale di mio padre. Non c'ero andata, e neanche mia madre". Ma non è tutto finito: Camelia rincontra Jimmy e lo trova a cucire una manica all'altezza del seno su una camicia a fiori. E' un modo, confessa, "di fare un dispetto" a suo fratello. A colpire, nel primo romanzo della Di Grado, con il suo tragico epilogo, è soprattutto lo stile diretto, una lucidità disperata come la storia di Camelia.